Doppio cognome, siamo in ritardo di mezzo secolo

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Voglio manifestare la mia soddisfazione sulla pronuncia, molto tardiva, della Corte Costituzionale sulla possibilità che i figli abbiano anche il cognome della madre. Ho definito tardiva la pronuncia per il semplice fatto che la Costituzione di oggi è la stessa dal 1948 e dato che la stessa stabiliva che "Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi". Ci sono voluti ben 74 anni per raggiungere l’obiettivo odierno!

Ma ciò che mi stupisce ancora di più è stato l’enorme lasso di tempo per arrivare alla svolta: quasi 47 anni dal 19 maggio 1975, data della promulgazione del nuovo diritto di famiglia che ha profondamente innovato e reso paritario lo stato dei coniugi fra loro e nei confronti dei figli. Basti pensare a due definizioni rimaste in vigore fino al maggio 1975 che, rilette oggi, sembrano preistoria: patria potestà e potestà maritale.

La prima ex art.316 c.c.: "È esercitata dal padre. Dopo la morte del padre… essa è esercitata dalla madre", ora tramutata in "La potestà è esercitata di comune accordo da entrambi i genitori". Da qui scompare la "patria potestà", definizione che troppe volte ancora si sente persino nei telegiornali, al posto della "potestà genitoriale".

La seconda riguarda la potestà maritale ex art. 144 c.c.: "Il marito è il capo della famiglia; la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli crede opportuno fissare la sua residenza". La nuova disposizione, dal maggio 1975 stabilisce che "i coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi…". Ora con questi presupposti ci saremmo aspettati un pronunciamento più veloce e non così tardivo!!! Per vedere il bicchiere mezzo pieno, potremmo consolarci col detto "Meglio tardi che mai". Galilei oggi sicuramente avrebbe detto: "E pur si muove".

Adriano Gini