
Il leghista Simone Carapia
Tempi "sempre più lunghi" per cremare i propri defunti, con il rischio di "creare lo slittamento di alcuni giorni delle cerimonie funebri". L’allarme viene lanciato da Simone Carapia, leghista e consigliere comunale e della Città metropolitana, che ha presentato un’interrogazione urgente, mettendo nero su bianco una serie di numeri e segnalazioni sulle difficoltà riscontrate dai cittadini di Imola e del Circondario, che non hanno un crematorio proprio.
"In questi giorni si stanno sollevando polemiche sui tempi necessari a cremare i defunti – scrive Carapia –: a breve ci potrebbero essere funerali che slittano di qualche giorno a causa delle tempistiche dei forni crematori". Il motivo è presto detto: "L’impianto crematorio di Faenza è chiuso dopo l’alluvione del maggio scorso e non si sa quando lo riattiveranno, mentre quello di Ravenna ha una lista d’attesa lunghissima e, per questo, dal 31 luglio scorso ha chiuso la cremazione dei non residenti provenienti da Comuni esterni, come quelli dell’Imolese". Le opzioni, per chi ha scelto la cremazione si riducono progressivamente, mentre i costi si alzano, denuncia Carapia.
"Non rimangono che Molinella e Bologna, con costi di trasporto e ritiro ceneri sempre più alti – osserva il consigliere del Carroccio –: nel capoluogo emiliano-romagnolo, la tariffa di cremazione per un non residente è di 650,54 euro. Chiaramente i residenti nei comuni della provincia, dove è ubicato l’impianto, pagano meno e ovviamente hanno un costo inferiore di trasporto della salma alle aree crematorie, infatti a Ravenna per la cremazione di cadaveri di residenti (Comuni di Castel Bolognese, Cervia, Faenza e Ravenna) sono di 509,69 euro Iva compresa, mentre per quella degli esterni 637,13 euro Iva compresa".
Da qui, la domanda all’amministrazione imolese: "Perché non è mai stata fatta una convenzione per mitigare i costi con i nostri Comuni? E soprattutto quando, non solo sulla carta o a parole, verrà realizzato un impianto di cremazione per Imola e il suo circondario?", tuona Carapia.
"La situazione è sempre più ingestibile, l’ 80% dei funerali è fatto con la modalità della cremazione – fa sapere il consigliere dell’opposizione –. È paradossale che, se da un lato si incentiva questa pratica, dall’altro invece si creano problemi e non si trovano soluzioni. E a settembre la situazione potrebbe degenerare, perché riprendono i lavori di riordinamento ordinari nei loculi trentennali scaduti, con conseguente cremazione dei resti mortali, che andrebbero a complicare ultimamente il quadro e ad aumentare il dolore, già grande, dei parenti che hanno perso un proprio caro".