
Parla il Governatore: "Decreto da migliorare". Bignami (FdI): "Siamo pronti al dialogo"
"La speranza è che non sia un testo chiuso come in passato, ma una base positiva su cui apportare correzioni". Michele de Pascale guarda "il bicchiere mezzo pieno" mentre passa in rassegna il dl Alluvione appena approvato dal Governo. Il presidente regionale sospende il giudizio in attesa del "bollino ufficiale" (ci vorranno 60 giorni per vedere la conversione in legge, dopo la discussione in Parlamento), ma annuncia di volersi battere per migliorare le norme. E’ per questo che ha già chiamato Galeazzo Bignami, numero uno di Fratelli d’Italia alla Camera. Focus del nuovo dl è il fondo pluriennale per la ricostruzione con un miliardo sul piatto e 100 milioni all’anno spalmati dal 2027 al 2038. Un fondo che "riconosce al nostro territorio un fattore di rischio più elevato rispetto alla media" spiega il governatore, nonostante l’obiettivo sia "mettere in campo più opere rispetto a quanto previsto. Avremo 300 milioni nei prossimi tre anni, serve aumentare il ritmo. E visto che è evidente una difficoltà a reperire risorse, siamo disponibili ad anticipare questo miliardo perché le opere siano finanziate prima".
Se de Pascale da un lato critica quelli di FdI che come i giapponesi "continuano a combattere anche quando si cerca di far finire la guerra" ("Mi hanno colpito le critiche alla richieste di prorogare lo stato di emergenza per un altro anno", dice), dall’altro si appella appunto a Bignami: "Il capogruppo del principale partito di maggioranza è emiliano-romagnolo, quindi la mia speranza è che il testo venga discusso alla Camera per avere un dialogo forte". Bignami si dice disponibile a incontrare il presidente regionale, ma assieme al senatore Marco Lisei ammonisce: "Va superata la logica dell’emergenza e data una risposta strutturale con opere di sicurezza idraulica sinora non realizzate per ragioni ideologiche. Spero che de Pascale abbia la forza di vincere le resistenze interne alla sua maggioranza e realizzarle: non penso sia necessario che la Regione anticipi risorse, ma sarebbe importante impiegare bene quelle già assegnate".
Sulle opere pubbliche occorrono ancora sburocratizzazione e semplificazione, un tema per la Regione strettamente connesso a quello delle risorse, su cui "il Governo aveva identificato 2 miliardi e 800 milioni di euro non per la riduzione del rischio, ma per la ricostruzione di quanto distrutto". Una cifra da cui sono escluse le opere completamente nuove come le casse di espansione e le aree allagabili: "Con l’ultima ordinanza restano 50-60 milioni ai quali, per il 2025 e il 2026, speriamo si aggiungano i soldi del Dipartimento nazionale di Protezione civile". Cioè "più di 100 milioni", secondo le previsioni. Il decreto prevede poi la gestione accorpata delle due emergenze 2023 e 2024 e la proroga delle funzioni del commissario Fabrizio Curcio fino maggio 2026. Uno schema che "convince" de Pascale, che poi però tocca la nota dolente dei rimborsi, su cui ora si apre la possibilità di domanda per gli ultimi territori colpiti, dalla Val di Zena a Traversara: la Regione aveva chiesto una procedura "speditiva" per indennizzi di piccole-medie dimensioni ("Stiamo trattando una famiglia che deve chiedere 25mila euro come una che ne deve chiedere 200mila", aggiunge insieme con la sottosegretaria Manuela Rontini) e al momento non sono presenti "le semplificazioni richieste dai comitati sulle procedure urbanistiche-edilizie". Non da ultimo il capitolo delocalizzazioni, su cui de Pascale e Rontini sperano esca la nuova ordinanza entro maggio: "La cifra di 1.800 euro al metro quadro non è attrattiva in tutto il territorio, abbiamo chiesto di aumentarla".