La storia dell’antica porta Spuviglia

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Nella seconda metà del ‘400, Imola grazie all’intervento del signore Taddeo Manfredi venne dotata per la prima volta di una vera cinta muraria in pietre e mattoni; in precedenza si ipotizza che esistessero solamente delle strutture precarie e palizzate in legno. In epoca rinascimentale in città vi erano quattro porte e il viandante che lasciava l’abitato dirigendosi verso Faenza era obbligato ad attraversare Porta Spuviglia. Nota anche come Porta dei Servi o Porta Romana, è forse una delle porzioni della cinta muraria di cui abbiamo testimonianze storiche certe per via di un episodio piuttosto curioso. Era infatti il 1857 quando in occasione del passaggio di papa Pio IX a Imola si decise di abbattere la vecchia porta Spuviglia, per costruire un arco provvisorio che sarebbe poi stato sostituito dalla costruzione di una nuova porta. Durante i lavori di demolizione emersero le originarie strutture quattrocentesche della porta e nei piedritti apparvero due affreschi. Il primo dipinto rappresentava San Cristoforo come un elegante cavaliere, il Bambino benedicente e un orante inginocchiato sopra il santo. Una iscrizione informava che la porta era stata eretta nel 1469 da Tommaso Cardello in onore del signore Taddeo Manfredi, mentre una seconda iscrizione sembra riportasse gli stemmi dei Riario-Sforza.

Il secondo affresco rappresentava invece una Madonna con Bambino benedicente che sconfigge il demonio. Le due iscrizioni ed i relativi stemmi ci forniscono degli elementi storici importanti relativi ad un periodo molto delicato della città, appena a cavallo dall’epidemia di peste che falcidiò la zona. Queste testimonianze, insieme ad immagini storiche, evidenze archeologiche e documenti antichi ci forniscono un quadro d’insieme abbastanza preciso su un sistema difensivo ampliato in epoca rinascimentale e che si mantenne pressoché intatto fino allʼOttocento, per poi essere completamente eliminato agli albori del secolo scorso.

A cura di Andrea Podestà