
Medici e sanitari lungo la corsia di un ospedale (foto di repertorio)
Sono oltre un centinaio gli operatori sanitari aggrediti in città nel 2024. Centonove, per la precisione, testimoni loro malgrado di un fenomeno purtroppo in costante crescita anche a queste latitudini. Secondo i dati diffusi dall’Ausl in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari, che si celebra domani, in quasi un caso su cinque si parla di aggressione fisica (19,3%), mentre quella verbale si riscontra nel 62,9% delle circostanze e nel 22,1% dei casi si tratta di danneggiamenti alle cose (ogni episodio può essere un mix dei tre).
Per quanto riguarda il genere, vengono aggredite più le donne che gli uomini (78% dei casi contro 22%), mentre la categoria più colpita è quella degli infermieri (70%), che in questa ben poco lusinghiera classifica staccano i medici (12%) e gli operatori socio-sanitari (6%).
Il principale luogo di aggressione è rappresentato dai servizi psichiatrici (46%), davanti al pronto soccorso (19%), ai vari reparti di degenza (16%), agli ambulatori (10%) e ai servizi territoriali (Cau, Continuità assistenziale e altro al 9%).
Venendo infine alla tipologia di aggressore, i responsabili sono quasi sempre pazienti (78% dei casi) o loro parenti (20,9%) e solo in pochissime circostanze un estraneo (1,1%).
"Le aggressioni al personale sanitario e socio-sanitario rappresentano un problema gravissimo – spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi –. L’introduzione, lo scorso anno, della piattaforma regionale SegnalER come sistema di monitoraggio per le aggressioni, ha avuto un ruolo fondamentale. Ora serve lavorare su due fronti: cercare di rafforzare la sicurezza degli operatori e promuovere una cultura del rispetto. Per questo oltre alle misure già adottate, tra cui tecnologie di sorveglianza avanzate, interventi il più possibile tempestivi, percorsi formativi e supporto psicologico e giuridico per il personale vittima di aggressioni, lanciamo una campagna di comunicazione del servizio sanitario regionale dal titolo ‘Più cura per chi cura’, con l’obiettivo di stipulare una sorta di patto con la cittadinanza".