Omicron 5, picco tra due settimane "Il vaccino è ancora l’arma migliore"

Ieri 201 positivi e 16 persone in ospedale: nel 2020 e nel 2021 in questo periodo né contagi né ricoverati. Il direttore Rossi: "I richiami sono fortemente raccomandati per i più fragili e chi ha più di 60 anni"

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L’ultima frase del report settimanale sul Covid redatto dal dg dell’Ausl, Andrea Rossi, è forse la più importante: "La sfida della pandemia non è ancora conclusa". Un confronto serve a chiarire le idee: nel 2020, primo anno di Covid, dal 28 giugno al 15 luglio nessun nuovo caso. Nel 2021 nessun nuovo caso dal 28 giugno al 2 luglio. Quest’anno si superano i 200. Nel 2020 e nel 2021 in questi giorni non c’erano ricoverati. Ora sono 16, e ci sono i vaccini. Quindi la sfida al virus è apertissima.

"L’ondata Omicron 5 continua a crescere di intensità, anche se la variazione in incremento (+25%) è meno marcata rispetto alle ultime due settimane (+40% e +69%) – rileva il dg Rossi –. Aumenta anche se con un ritmo inferiore (+5%) il carico sanitario ospedaliero, in termini di occupazione complessiva dei posti letto, con un differimento temporale di circa 10 giorni rispetto all’andamento dei casi incidenti".

"Entro un paio di settimane – avverte Rossi – è atteso il picco di questa ondata Omicron 5, che continua ad avere caratteristiche peculiari, con una diffusione estiva inattesa". Ma grazie "alla vaccinazione, e alla minor aggressività delle varianti Omicron, le manifestazioni cliniche della malattia sono ora meno gravi rispetto all’ondata Delta, ma pur sempre possibili. Con le attuali varianti circolanti, un elemento di allerta da non sottovalutare è la minor protezione data dall’immunità (sia essa data dal vaccino che dalla guarigione), che inizia a decrementare in modo significativo dopo 45 mesi. Inoltre, chi è vaccinato solo con una o due dosi risulta meno protetto da Omicron 5; con le precedenti varianti ogni livello di vaccinazione (prima, seconda e terza dose) era significativamente associato con una riduzione della occorrenza di malattia grave, mentre fra gli attuali contagiati solo chi ha fatto almeno un richiamo risulta più protetto".

A proposito del booster (o richiamo), "con tre dosi di vaccino si è più protetti anche dal Long Covid – sottolinea Rossi – indipendentemente dalla variante; la terza dose riduce al 16% la prevalenza del lungo perdurare dei sintomi, rispetto al 42% che si verifica in media nella popolazione non vaccinata. Per queste motivazioni sono fortemente raccomandati i richiami vaccinali per i più fragili (ovvero i portatori di malattie croniche importanti a tutte le età) e in generale per chi è più esposto a patire le conseguenze più gravi della malattia (chi ha più di 60 anni)".

"Pur senza obbligatorietà – riflette Rossi – resta fondamentale l’adozione delle misure barriera (mascherine Ffp2 e lavaggio delle mani), facendo leva sul senso di responsabilità individuale. L’obiettivo – conclude – resta una convivenza col virus, evitando restrizioni eccessive per non bloccare economia e socialità, ma senza eccedere con il ‘libera tutti’, che renderebbe non sostenibile il carico per il servizio sanitario; questo equilibrio dinamico va modulato nel tempo, in considerazione delle modifiche del quadro epidemiologico. La sfida della pandemia non è ancora conclusa".