REDAZIONE IMOLA

"Prendere la parte della Pace è un impegno e una responsabilità"

Nella sua omelia per la 57esima Giornata Mondiale della Pace, il vescovo Mosciatti sottolinea l'importanza dell'impegno e della responsabilità per la costruzione della pace, della riconciliazione e del perdono come strumenti per vincere la paura e la disperazione.

"Prendere la parte della Pace è un impegno e una responsabilità"

"In questi giorni drammatici, dobbiamo sempre credere che la pace è possibile. La speranza, l’unica speranza per le terre martoriate dalla guerra, è vedere in atto un’altra logica, rispetto alla logica dell’odio, della vendetta, della violenza". Così il vescovo Giovanni Mosciatti nell’omelia scritta per la messa celebrata nella 57esima Giornata mondiale della Pace.

"Ma cosa vuol dire per noi prendere in questi conflitti la parte della pace? È anzitutto un impegno e una responsabilità, perché non si dà pace se nel cuore vi sono sentimenti di odio, di violenza – sono ancora le parole del vescovo Mosciatti –. Essere ‘artigiani’, ‘architetti’ di pace, vuol dire essere costruttori di ponti e non di muri, di alleanze e non di conflitti. Non c’è davvero futuro con la violenza e con la spada".

Sempre secondo Mosciatti, "dobbiamo però riconoscere che prima del poter o dover essere dei pacificatori abbiamo la responsabilità di essere ‘pacificati’ noi stessi". E questo perché, prosegue il monsignore, "è davvero l’esperienza dell’essere pacificati con Dio a fondare la possibilità autentica di essere operatori di pace. Noi siamo certi che il Signore muove i cuori, li tocca, ma l’uomo deve aprire la porta".

Infine, nell’omelia di Mosciatti, durante la quale il vescovo ha citato anche la preghiera che papa Francesco fa all’inizio del nuovo anno, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della Pace, un passaggio per sottolineare l’importanza del perdono. "Senza riconciliazione le guerre lasciano solo orrori, gli errori divengono macigni – conclude il vescovo – e anziché costruire si aprono voragini sempre più incolmabili. L’esperienza della pace e della conciliazione vince la paura e l’esperienza del perdono vince la disperazione. Siamo responsabili di questo, anche dentro il nostro lavoro e dentro le tante sfide che anche il progresso scientifico pone alla nostra convivenza".