"Pronto soccorso da riformare"

L’allarme del dg Rossi al congresso della Simeu. "Ma a Imola abbiamo una realtà quasi invidiabile"

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di Enrico Agnessi

Nonostante il Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Scaletta sia "una realtà quasi invidiabile" a livello di organico, in Italia c’è bisogno di "rifondare il sistema di emergenza-urgenza" e, con esso, "l’intero servizio sanitario nazionale". È l’analisi schietta del direttore generale dell’Ausl, Andrea Rossi, ieri mattina al museo dell’Autodromo per partecipare al congresso regionale della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza.

Al centro della tavola rotonda, moderata dal vicedirettore del Resto del Carlino, Valerio Baroncini, e alla quale ha partecipato tra gli altri anche il sindaco Marco Panieri, l’analisi delle criticità maggiori riportate dai professionisti del settore, nonché quella delle possibili soluzioni da adottare. Risposte, quelle lasciate intravedere ieri per la prima volta dall’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, necessarie per risolvere una lunga lista di problemi elencati su queste pagine, alla vigilia del congresso in Autodromo, da Rodolfo Ferrari, direttore di Pronto soccorso dell’Ausl di Imola nonché presidente regionale della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza. Tre difficoltà su tutte: organici ridotti all’osso, carichi di lavoro troppo pesanti e gratificazioni scarse.

"A Imola abbiamo una realtà quasi invidiabile – ammette però Rossi –. Lo dico sottovoce, ma siamo uno dei pochi Pronto soccorso in Italia che ha coperto tutti i posti in organico. E mentre lo dico tocco tutto quello che si può toccare, perché domani questa cosa potrebbe non essere più vera".

I problemi delle altre realtà restituiscono però un mosaico regionale e soprattutto nazionale pieno di cose che non vanno. Una situazione che, a lungo andare, potrebbe penalizzare quel sistema sanitario imolese da sempre giustamente orgoglioso della propria, seppur fragile, autonomia.

"Abbiamo a che fare con una crisi che parte da lontano – osserva il direttore generale dell’Ausl –. E che il Covid ha solo accelerato, in quanto ha radici ben più profonde. È una crisi sistemica, quella del servizio sanitario nazionale, che come tutti i problemi complessi non ha una soluzione semplice. Bisogna mettere insieme risposte su diversi fronti. E abbandonare l’idea che ci sia sempre un colpevole che sta da un’altra parte".

A volerla ridurre ai minimi termini, la questione però sta in poco spazio: "Oggi c’è una forbice troppo ampia tra le aspettative dei cittadini e le risorse che abbiamo in campo", prosegue Rossi. E cioè: "Abbiamo un livello di finanziamento da Grecia, ma aspettative da penisola scandinava. E bisogna che facciamo uno sforzo per riavvicinare un po’ le due cose".

E siccome di improvvise inondazioni di denaro sulla sanità pubblica non se ne vedono all’orizzonte, meglio sfruttare al meglio quello che si ha. "C’è troppa enfasi sulle risposte di una medicina mitica e iperveloce e non sull’appropriatezza di quello che si fa – conclude Rossi –. Ma così si va incontro a fallimenti. Solo noi possiamo organizzare al meglio i nostri servizi, facendo lavorare ospedale e territorio in maniera più integrata di quanto non accada adesso. C’è bisogno che le risposte siano più globali, attraverso un nuovo patto tra cittadini, decisori politici e professionisti".