"Questa è una guerra che colpisce al cuore"

Il vescovo Mosciatti e la Pasqua: "Il conflitto in Ucraina, la pandemia. È un momento drammatico, ma Cristo risorto è una certezza"

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Arriva una Pasqua strana, intrisa di timori e incertezze, di tristezza e preoccupazione. Ma la speranza c’è. Non può non esserci. "Quello che sta accadendo con il conflitto in Ucraina ci ricorda quella fragilità originaria di cui siamo impastati e che spesso dimentichiamo – parole deò vescovo Mosciatti durante l’omelia di ieri sera della veglia pasquale – . Le immagini terribili che riceviamo tutti i giorni fanno apparire l’uomo come un nulla insignificante, che può essere schiacciato e strappato via dalla vita. Davvero abbiamo proprio bisogno che un Altro ci liberi dal male, non siamo capaci di salvarci da soli. La sola cosa che è in grado di cambiare la vita è la presenza di Dio, Risorto...".

"E’ un momento drammatico – esordisce monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola e Lugo – E’ così evidente, ci sono tristezza e preoccupazione. A cominciare dalla pandemia, dalla quale sembra che non riusciamo ad uscire. E poi la guerra. La guerra ci tocca nel cuore, è una guerra raccontata giorno per giorno, nei video, in tempo reale, come mai era accaduto prima. Ed è così vicina a noi. Riflettevo su questo: era così anche ai tempi di Cristo, ma forse noi siamo più vicini a questa vicenda".

Quale tipo di tempi stiamo vivendo?

"C’è violenza, siamo dentro a qualcosa di non chiaro, è un tempo di incertezza. Ma una certezza c’è: la presenza di Cristo. C’è un Cristo risorto, e così era per chi lo incontrò. Mi colpisce molto una delle preghiera del Lunedì Santo: ’Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita, per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio... La sua debolezza mortale: è così ora".

E noi uomini cosa possiamo fare?

"Con le nostre forze riusciamo a fare ben poco: la guerra non termina, la pandemia prosegue con questo virus che muta, che cambia, che sfugge. Non ce la facciamo da soli a chiudere questa vicenda, e anche la guerra. Ma cosa ci fa riprendere vita? L’annuncio di Cristo che arriva fino a me, Lui è una presenza viva. Ed è questo l’annuncio della Pasqua, che arriva fino a noi, oggi. Mi ha sempre colpito moltissimo questo aspetto, e sappiamo che il Papa lo ha chiarissimo. Anche quando Cristo risorse non ci credettero, poi hanno ricominciato a vivere, con una speranza grande".

"E’ lo scandalo della Resurrezione, questo – riprende monsignor Mosciatti – Abbiamo di fronte la contraddizione della guerra e del virus, sembra che non abbiamo una risposta adeguata, invece è la speranza quella che fa emergere la potenza del cambiamento".

Nei giorni scorsi Papa Bergoglio ha consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore immacolato di Maria.

"E’ un atto che può cambiare la vita – riflette monsignor Mosciatti – Chi ha accolto il Cuore di Maria ha cambiato la propria vita. Noi siamo con il Papa, e con tutti coloro che si stanno prodigando per fermare l’orrore di questa guerra. Andare incontro a questa verità con cuore aperto non è facile, ma è la via per arrivare alla pace. E’ di nuovo possibile che Cristo cambi la vita".

E davanti ai bambini cosa possiamo dire?

"Loro ci sono, portano la speranza, e una speranza è possibile. se no è un delirio".

I suoi sacerdoti avvertono questo clima di tristezza e preoccupazione?

"Sì, lo si sente, è palpabile. E quindi un punto solido di speranza dov’è? E’ nel fatto che Cristo vi vuole bene, è risorto e vince la morte. E questo è ancora più vero in questo momento storico".

Maurizio Marabini