"Servizio ’mensa’, una salvezza per i locali"

Benni (Arialco) sulla deroga regionale: "Possono restare aperti i ristoranti che offrono pasti alle aziende, ma solo con specifico contratto"

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di Gabriele Tassi

Il paradosso è servito. Cambia un’altra volta musica il valzer delle chiusure che da ormai un anno sta mettendo in ginocchio il mondo della ristorazione. Stando a quanto dice un’apposita deroga regionale, se un locale sottoscrive specifici contratti di ristorazione collettiva con le imprese o le partite iva (diventando in sostanza una sorta di mensa aziendale), può tenere aperta la propria attività e offrire il pasto a questi dipendenti. Anche se siamo in zona arancione. Di per sé un paradosso dopo i mesi che ci siamo lasciati alle spalle, funestati prima dalle chiusure, poi dal rigoroso distanziamento all’interno delle sale, e ora sin dalle festività natalizie d alle nuove serrate.

Ma per Raffaele Benni, presidente A.ri.al.co (Associazione ristoratori e albergatori del comprensorio imolese) ci troviamo davanti a "un’opportunità, in un momento complicato e di grande angoscia. In questi giorni ne abbiamo parlato a lungo con le organizzazioni sindacali: se fatto nel rispetto delle normative, può essere un passo determinante ora che ogni piccola goccia vale la sopravvivenza".

Un’apertura vera e propria, a prescindere dai codici Ateco, che lascia perplessi un po’ anche i ristoratori stessi a dir la verità. "Se sarà possibile, proveremo a cogliere la palla al balzo – commenta Orazio Galanti, titolare dell’Hostaria 900 –. Come abbiamo già più volte detto per l’asporto ci siamo organizzati nel migliore dei modi possibili, ma la condizione non è sostenibile alla lunga. Per quanto riguarda le convenzioni con le aziende credo però che la situazione non sarà uguale per tutti i miei colleghi, per qualcuno non sarà così facile diventare il punto di ritrovo per la pausa pranzo dei lavoratori".

Una nuova frontiera ancora da esplorare insomma, dopo che da Bologna, nelle scorse settimane, era partito il grido di ’Io apro’, l’iniziativa lanciata da un ristoratore del Modenese. Tanti i locali che hanno aperto comunque, nonostante i divieti, sotto le Torri, e che sono stati multati sonoramente, insieme ai loro ospiti. Altrettanto successo non ha riscosso però in riva al Santerno: pochi i ristoratori che hanno deciso di accordarsi: qualcuno nel comune di Castel San Pietro, ma nulla di più.

"Una formula di protesta – prosegue Benni – che mette a rischio i titolari come anche i loro clienti, mi sembra normale che qui sia stata un po’ un flop. Perché? Perché è contro le regole, nel caso del servizio mensa invece basterà sottoscrivere un contratto stabile fra l’azienda o una partita iva per approfittare di un’estensione vera e propria nel rispetto delle norme. I nostri ristoratori hanno già dimostrato di saper stare alle regole, ora hanno bisogno di respiro".