Smart working e mascherine, non rilassiamoci

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Marco

Signorini

Evitare gli errori del passato. Potrebbe essere questo, nell’era del Covid, l’undicesimo comandamento. Un comandamento da rispettare senza tentennamenti se consideriamo cosa è successo nel 2020 e nel 2021. Sembra di rivivere sempre lo stesso film: la curva si abbassa, raggiunge un minimo e poi, puntualmente, risale. Insomma, è come se qualcuno ci avesse costretto ad acquistare un abbonamento alle montagne russe senza permetterci mai di scendere. Questo ennesimo colpo di coda del virus, però, sembra diverso dagli altri: i contagi sono elevati ma il numero di ospedalizzazioni non desta particolari preoccupazioni. Il gran numero di vaccinazioni e un virus che, a detta degli esperti, colpisce maggiormente le alte vie respiratorie sembrano lasciare spazio a un cauto ottimismo. Un ottimismo condiviso anche dalle stesse istituzioni che, con una notevole accelerazione, stanno archiviando buona parte delle restrizioni. Scelta ragionata, ma che qualcuno potrebbe erroneamente interpretare come un ’liberi tutti’. Un po’ come avvenne nell’estate del 2020 a cui però seguì un autunno difficile.

Sono invece ancora molte le incertezze legate a questo virus e quindi, come ci hanno insegnato i maestri dell’antichità, sarebbe meglio agire secondo la massima ‘In dubio pro malo’ ovvero, nel dubbio, meglio dare ascolto alla previsione meno ottimistica. Insomma, le mascherine al chiuso e le corrette pratiche di igienizzazione dovrebbero diventare una buona abitudine anche al di là del Covid, come l’utilizzo saggio dello smart working per evitare che il virus ci costringa all’ennesimo bagno di realtà.