Yara, la piccola musicista in fuga dalla guerra "Sogno di esibirmi davanti a un pubblico"

Scala, direttore dell’Accademia pianistica, sosterrà gli studi alla Vassura Baroncini della bimba arrivata in città con mamma e nonna "È molto brava e sveglia, spero che suonare possa farle dimenticare la paura. Qui potrà continuare a coltivare la sua passione"

Migration

di Gabriele

Tassi

Yara suona una canzone triste e Franco Scala l’accompagna al piano. "Se la musica e la sua emozione potranno anche solo per un po’ allontanarla dalla paura, allora sarà la lezione più bella della mia vita" dice il Maestro, mentre gli occhi di tutti un poco luccicano. Lei ha solo 11 anni e scappa dall’Ucraina devastata dagli orrori della guerra, ma le austere sale dell’Accademia pianistica ’Incontri con il maestro’ non la intimoriscono mentre ripete una delle prime parole imparate in italiano: "Grazie". Le piccole dita viaggiano veloci sui tasti bianchi e neri, mentre nonna Irina, insegnante di musica nel suo Paese, la guarda con orgoglio. Entrambe – assieme a mamma Maryna – sono arrivate qualche giorno fa dalla città di Krivoy Rog (a diversi chilometri dal confine moldavo) dopo un viaggio interminabile. L’amica Elena assieme alla figlia Sofia, entrambe naturalizzate imolesi, hanno dato loro un tetto, mentre Scala, direttore dell’Accademia Pianistica darà a Yaroslava (questo il nome completo di Yara) la possibilità di coltivare il suo talento. "E’ troppo piccola per frequentare l’Accademia, e qui si sentirebbe spaesata in mezzo a tanti adulti (solo i diplomati possono accedervi, ndr) – spiega il Maestro –, ma mi occuperò io stesso di farla inserire alla scuola di musica Vassura Baroncini: sarà seguita dal mio allievo Luca Rasca".

Già ieri mattina però l’Accademia aveva messo a disposizione della piccola una stanza in cui esercitarsi. Già, perché in casa di Elena e Sofia, con cinque persone presenti, studiare musica diventa difficile. "Ringraziando di cuore il maestro Scala – dicono le due ucraine naturalizzate imolesi –, ora speriamo che anche dalle autorità arrivi un aiuto per ospitare Yaroslava con la madre e la nonna. Tanti nostri connazionali sono in questa stessa situazione".

La piccola la musica ce l’ha nel Dna per davvero. Primi passi fra le note mossi già all’età di sei anni, proprio grazie a nonna Irina. Poi, quando le chiedi "cosa vuoi fare da grande?" Lei ti risponde, "la musicista" ovviamente. E le ambizioni sono grandi: "Ciò che mi emoziona di più nel suonare è esibirmi davanti a un pubblico. Il mio sogno? Quello di frequentare il conservatorio in Ucraina".

L’emozione del momento è grande, ma c’è da fare i conti con la preoccupazione per un padre lontano, rimasto a Krivoy Rog a disposizione della patria, mentre le truppe russe stanno lambendo la città e le sirene antiaeree ululano tutto il giorno. "Le prime sere era molto agitata – spiega Elena –, Yara faceva fatica a dormire, e si svegliava a ogni minimo rumore. Ora però le cose vanno meglio". La nostalgia di casa resta comunque tanta: "Mi manca molto la mia maestra di musica", aggiunge la bambina, mentre da una borsa prende fuori anche il flauto traverso. La piccola non suona solo il piano infatti e subito intona una canzone ucraina. "E’ una melodia antica – ci spiegano – viene dalla tradizione delle campagne". Il maestro Scala comincia ad accompagnarla a orecchio fino a quando pure nonna Irina si siede davanti al piano. Sull’ultima nota scatta l’applauso. Sembra quasi un ritratto di famiglia, ma sono due popoli uniti dalla musica per cancellare l’orrore della guerra. "La cosa più importante in questo caso è che la musica – aggiunge il Maestro –, vada ben oltre quello che è il suo valore principale. Deve essere per loro come una terapia, per distrarsi da ciò che sta accadendo là, e io questa ragazzina voglio aiutarla, perché è brava e ha gli occhi svegli".