Crisi Mercatone Uno, i commissari puntano a riottenere i Tre Stelle

Il 27 l’incontro sulle sorti dei dipendenti della sede. Dei 238 lavoratori del quartier generale un centinaio appartengono a M. Service che è fuori dagli ammortizzatori

Dipendenti della Mercatone Uno

Dipendenti della Mercatone Uno

Imola, 13 maggio 2015 - RICOSTRUIRE quello che fino a pochi mesi fa era stato smembrato, per tentare di vendere al miglior offerente un pacchetto più completo e corposo. E’ questo l’obiettivo su cui starebbero lavorando a tambur battente i tre commissari di Mercatone Uno (Tassinari, Coen, Sgaravato) che adesso puntano a chiedere la revoca del fallimento dei Tre Stelle per ammettere anche quella società all’amministrazione straordinaria speciale del gruppo imolese.

Intanto resta la grossa incognita sul futuro dei lavoratori della sede di Imola: l’accordo sottoscritto al Ministero lunedì (cassa integrazione straordinaria per tutta l’amministrazione straordinaria speciale) riguarda i 3.071 dipendenti della M.Business che detiene la rete di vendita, ma gli altri?

 

IN AMMINISTRAZIONE straordinaria sono finite sei società del gruppo ma in sede lavorano solo 40 dipendenti della M.Business su 238 totali (dato di fine gennaio). Dei restanti, circa un centinaio fa parte della M.Service (proprietaria del marchio), poi a scalare nelle altre società. «Attendiamo l’incontro del 27 con i commissari per capire se sarà possibile estendere la cassa integrazione straordinaria anche a loro – racconta Silvia Balestri della Fisascat-Cisl metropolitana –. Da quello che sappiamo, potrebbe esserci anche una richiesta di revoca fallimentare da parte dei commissari nei confronti dei Tre Stelle».

I Tre Stelle, infatti, erano finiti a febbraio in autofallimento da parte dell’azienda insieme con M@, M73 e M75. La procedura della società Tre Stelle era stata affidata al commissario Claudio Daniele Cialdai di Imola che il 14 aprile, al Ministero, ha chiuso con i sindacati l’accordo per gli ammortizzatori dei 60 dipendenti in carico. L’accordo prevede un anno di cassa integrazione straordinaria poi il passaggio alla mobilità, salvo novità portate da potenziali acquirenti. Acquirenti che, però, Cialdai conferma non essersi fatti avanti in questi mesi.

 

I PUNTI vendita Tre Stelle erano usciti praticamente decimati dal piano di ristrutturazione aziendale dell’estate scorsa, poi a inizio della procedura di autofallimento ne era rimasto uno solo: Beinasco (Torino), poi chiuso pure quello. All’inizio dell’anno Tre Stelle contava ancora in carico 10 dipendenti a Bologna, 11 a Ferrara, 5 a Reggio Emilia, 6 a Medolla (Modena), 9 a Ravenna, 13 a San Cesario sul Panaro (Modena) e 14 ad Ancona, poi il numero è calato fino arrivare ai 60 dell’accordo. Con la revoca del fallimento, la società Tre Stelle nella disponibilità dei commissari potrebbe confluire nel bando atteso a giorni per tentare la cessione complessiva dell’attività aziendale.