Urbisaglia, morto a 29 anni. Canzoni e lacrime per Alessio

Un brano dei Pink Floyd al funerale dell’ingegnere deceduto dopo 13 giorni di agonia

La chiesa di San Lorenzo a Urbisaglia

La chiesa di San Lorenzo a Urbisaglia

Urbisaglia (Macerata), 14 settembre 2018 - «Amico di tutti, fratello per molti. Hai affrontato la collina della vita con un dolce sorriso, e ti sei arrampicato sulle salite incontrando persone fantastiche. A ciascuno hai dato un pezzetto di te e noi adesso possiamo andare avanti solo uniti, insieme. Oggi ci hai insegnato cos’è il dolore. Vivrai sempre con noi. Buon viaggio Ale, pensiamo che ci stai salutando dicendoci, come sempre, “Ciao vardasci, stete tranquilli!”». Con queste parole, seguite da un passo della canzone di Fabrizio De André «Preghiera in gennaio», un’amica ieri ha salutato ad Alessio Bevilacqua, il 29enne di Urbisaglia morto dopo tredici giorni di agonia, all’ospedale Torrette di Ancona.

Alessio Bevilacqua aveva 29 anni
Alessio Bevilacqua aveva 29 anni

Era stato ricoverato il 29 agosto, in seguito a un incidente avuto lungo la A14 mentre era in viaggio con i genitori. L’auto, guidata dal padre 75enne, era finita fuoristrada e lui era stato sbalzato fuori dal finestrino riportando un trauma cranico. Martedì l’elettroencefalogramma piatto ha indicato la morte cerebrale e i familiari hanno acconsentito all’espianto delle cornee, unico organo di cui era possibile la donazione.

Ieri la chiesa di San Lorenzo e la piazza di Urbisaglia erano pienissime. La comunità si è stretta intorno ai genitori, Sante e Giovanna, anche loro feriti nell’incidente ma in modo lieve. L’auto, finita contro il guardrail, si era fermata in bilico sulla scarpata e il figlio era stato trovato in un campo, a 15 metri di distanza. Un incidente per il quale ora è indagato il padre, a cui è stata sospesa la patente.

Gli amici hanno ricordato Alessio come «introspettivo e passionale, socievole e razionale, filosofo, folle genio, la mente più bella». Il parroco ha sottolineato le opere buone del ragazzo, fino all’ultimo gesto d’amore con la donazione delle cornee. «Ognuno di noi ha un posto riservato in cielo – ha detto il sacerdote – fin dal battesimo». Lacrime, fiori (riprendendo sempre De André «lascia che sia fiorito Signore il suo sentiero»), applausi, tanti amici di tutte le età e note di «Wish you were here» («Vorrei che tu fossi qui») dei Pink Floyd cantata dai presenti in coro. A tutti loro mancherà moltissimo il 29enne, ingegnere meccanico e ricercatore in Inghilterra, legatissimo alla famiglia e agli amici, viaggiatore, amante dell’arrampicata e del parapendio, innamorato della sua fidanzata Francesca.