"Bella ciao, con un solo documento non si fa la storia"

Annalisa Cegna e il saggio di Giacomini: ci andrei cauta nell’affermare che l’inno dei partigiani è nato sul monte San Vicino

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"Un solo documento non è sufficiente per avere garanzie storiche. Come studiosa andrei cauta ad affermare che la canzone Bella ciao sia nata nel Maceratese". Annalisa Cegna, direttrice dell’istituto storico della Resistenza di Macerata, è rimasta colpita e incuriosita dalle conclusioni dello storico sarnanese Ruggero Giacomini il quale sostiene nel suo saggio, in libreria da oggi, che la celeberrima canzone abbia radici maceratesi, per la precisione nella zona del monte San Vicino. Oggi sarà disponibile il libro "Bella ciao. La storia definitiva della canzone partigiana che dalle Marche ha conquistato il mondo", edito da Castelvecchi. "Ovviamente – aggiunge la storica Cegna – non ho letto il saggio, ma lo farò con interesse e con molta attenzione, su una canzone che è stata al centro di studi molto attendibili. Ho potuto solo leggere alcune interviste rilasciate da Giacomini il quale dice di avere un nuovo documento, ma un solo documento non fa storia". È indubbio che il saggio di Giacomini porterà di nuovo sotto i riflettori questo brano che continua ad avere un successo straordinario. "È un testo orecchiabile e non divisivo, ci si può facilmente identificare chiunque lotti per la libertà. Inoltre – spiega Cegna – è un testo che non dà indicazioni specifiche, non compare il nome fascismo o antifascismo, ma solo partigiano che è un concetto molto più ampio. Noi ci identifichiamo chi ha fatto la guerra di liberazione ma la genericità del testo ha fatto sì che tanti l’abbiano fatto proprio". Tra l’altro si tratta di una canzone che è stata interpretata da molti artisti. "Io – dice Cegna – preferisco la versione classica, che ricorda il coro di un gruppo di partigiani, a quella strumentale". Il saggio di Giacomini ha di certo il pregio di portare sotto una lente nazionale il valore della Resistenza nelle Marche, perché la sensazione è che altrove non se ne percepisca a fondo il valore. "Le Marche sono state liberate in diverse date e comunque prima rispetto ad altre zone, ciò ha un peso rispetto a chi ha riconquistato la libertà più tardi. Credo che altrove abbiano avuto la possibilità di lavorare e arricchire la storia del movimento in modo più completo. Qui si paga anche di non avere avuto un comando unico e organico su tutto il territorio martoriato da diverse piccole stragi. Ogni Comune ha la sua per cui ciò potrebbe avere tolto forza a un ricordo e a un lavoro più complessivo".

Lorenzo Monachesi