
di Asterio Tubaldi
Lo stipendio del sacerdote? Lo pagano, almeno in parte, i parrocchiani, come fanno i fedeli delle chiese evangeliche in America con i loro pastori. Anche a Recanati, come in tutte le parrocchie di tutta Italia, domenica scorsa si è celebrata la Giornata nazionale delle offerte per il sostentamento del clero diocesano, giunta alla sua trentaseiesima edizione.
Durate la Messa nella chiesa di Sant’Agostino don Roberto Zorzolo ha ricordato ai fedeli, che in fondo alla chiesa erano presenti delle buste dove mettere, in maniera del tutto libera, un’offerta destinata al sostegno al clero. "Io vivo del mio stipendio da insegnante – spiega don Zorzolo – e quindi come prete non prendo nulla ma ad altri parroci, che non hanno alcuna entrata propria, arriva dall’Istituto centrale per il Sostentamento del Clero un modesto stipendio che serve loro per vivere".
Lo stipendio si aggira sulle 925 euro al mese. "Tutte le prebende parrocchiali – spiega don Roberto Zorzolo – sono state trasferite all’Istituto per il sostentamento del Clero. Prima ogni comunità parrocchiale doveva provvedere a sostenere i propri sacerdoti però c’erano parrocchie ricche, con terreni e immobili, e altre invece che magari avevano solo l’orto e chi andava qui era un po’ penalizzato. Con l’istituzione dell’Istituto di Sostentamento del Clero si è eliminata questa situazione e per tutti i prelati è stato prevista la medesima fonte di finanziamento. Quindi ora tutto è gestito a Roma: per esempio il campo arato sotto San Pietro è dell’Istituto. Il contadino paga un affitto che arriva nella capitale che poi provvede a liquidare mensilmente gli stipendi ai diversi preti e sacerdoti che ne hanno diritto. Il problema è che una volta gli affitti rendevano mentre adesso non rendono più e per questo l’Istituto di Sostentamento del Clero si trova un po’ in difficoltà".
Da qui la richiesta di un aiuto ai fedeli anche perché le offerte raccolte con la questua durante le funzioni religiose, oltre ad essere sempre di meno, servono per il riscaldamento, la manutenzione, le bollette e altro per garantire la regolare apertura delle Chiese. Nel portone di ingresso della cattedrale, il parroco don Pietro Spernanzoni ha messo un cartello invitando i fedeli a contribuire con le offerte per alleviare il caro energia. Poi ci sono anche le spese per la manutenzione ordinaria a cui deve far fronte il parroco.
"Solo se queste sono di proprietà del Comune – aggiunge don Roberto Zorzolo – i lavori di manutenzione straordinari sono a carico del proprietario così come avviene per la chiesa di Sant’Agostino, San Vito e San Francesco e, quando sarà riaperta, per quella di Santa Maria in Varano al cimitero. Per i lavori a San Domenico o al Duomo, invece, che sono immobili religiosi di proprietà della Curia, si attinge ai fondi ricavati dall’8 per mille".