Bomba d’acqua a Sforzacosta, anziana bloccata in casa: “Così l’abbiamo salvata”

Una 86enne presa in braccio dai vicini, la riconoscenza del figlio. Garage allagati, auto sommerse e fango ovunque: il viaggio a Sforzacosta

Macerata, 7 giugno 2023 – I piedi e le mani nel fango, gli occhi distrutti dalla stanchezza, l’incredulità dipinta sul volto di chi non ha chiuso occhio e ha trascorso la notte a ripulire case, garage, scantinati. La rabbia di trovarsi a contare i danni causati da una situazione "che si poteva evitare, bastava pulire bene il fosso". Così si sono svegliati, la mattina dopo l’alluvione, gli abitanti di Sforzacosta, la frazione di Macerata in cui l’acquazzone di lunedì sera ha fatto più danni. Fosso Narducci, che scorre a pochi metri da queste abitazioni, si è gonfiato fino a esondare, travolgendo tutto ciò che incontrava – giochi ed elettrodomestici, veicoli di ogni tipo, ricordi di una vita – ed entrando nelle case, distruggendo tutto in pochi attimi con una violenza inaudita. Al 185 di via Borgo Sforzacosta si piange di disperazione ma anche di gioia, perché, alla fine, nessuno si è fatto male. Jaskarna Singh e il padre Sabindar, che abitano al primo piano, hanno salvato, prendendola letteralmente in braccio, una donna di 86 anni che era rimasta intrappolata in casa.

«Intorno alle 20, abbiamo sentito urlare, era la vicina al piano terra che chiedeva aiuto. Lei non riesce a camminare, quindi siamo andati giù di corsa". La situazione era drammatica. "La signora stava dentro – racconta Singh –, alla finestra, non aveva fatto in tempo ad arrivare alla porta, in pochi istanti l’acqua era entrata in casa e le arrivava fino alle ginocchia. Io sono riuscito a introdurmi all’interno da una finestra, l’ho sollevata, poi mio padre, che stava fuori, l’ha afferrata. L’abbiamo portata di sopra, da noi, e abbiamo subito chiamato il figlio".

Singh, 21 anni, originario del Punjab, in Italia da cinque anni, studia all’Alberghiero di Cingoli. Sta per finire la scuola, poi vorrebbe iscriversi a un master: sogna di diventare un grande cuoco. "Sono arrivato poco dopo che l’avevano tirata fuori di casa – racconta il figlio dell’anziana messa in salvo, Alessandro Castricini –, l’ho trovata molto agitata. Ora lei è al sicuro, a Fabriano. Per fortuna c’era questo ragazzo con suo padre, li conosco da tempo, se non fosse stato per loro non so come sarebbe andata, sicuramente in modo diverso – spiega, mentre gli occhi si riempiono di lacrime, la voce si rompe per l’emozione e per il ricordo di quella paura –. Non posso che dire grazie a queste persone, un grazie enorme, di cuore".

"Meno male che era ancora giorno quando è accaduto – sottolinea Rosanna Appignanesi, residente lì –, non voglio immaginare come sarebbe andata se fosse successo di notte". Anche per lei non è facile ricordare. "Sono tornata a casa, ero in auto – spiega Appignanesi –, ho visto che in cortile c’era già molta acqua quindi ho fatto manovra. In tre minuti era diventato un lago. Ci sarà stato un metro d’acqua, si creavano dei vortici". L’amarezza lascia spazio alla rabbia. "Sono anni che segnaliamo fosso Narducci, che da sempre crea problemi alla frazione, ma non ci hanno mai ascoltati – riprende –, prima delle elezioni ci raccontano sempre le favole ma poi succede questo. Non ne possiamo più, non si può vivere così. Lì sotto (indica le cantine, ndr) ci saranno stati tre metri d’acqua".

Luigi Tartari deve fare delle pause mentre racconta, fa fatica nel ripercorrere quei momenti concitati, mentre, intorno a lui, c’è un viavai continuo di vicini impegnati a pulire. "Ho avuto una gran paura, vedevo il fosso gonfiarsi, sono stato sempre alla finestra l’altra notte. Perché devo subire questo alla mia età? È insopportabile. La Protezione civile ha estratto un po’ di acqua con le idrovore, ma per il resto bisogna fare a mano. Gli scantinati si sono riempiti fino al soffitto, è tutto da buttare. I contatori della luce, inoltre, stanno lì sotto e quindi stiamo senza energia elettrica. Vivo qui da più di 60 anni e una cosa del genere non l’avevo mai vista. Quello che fa più rabbia è vedere l’incapacità degli enti competenti nel fare la manutenzione, nel fosso c’era di tutto, erbacce e rami trascinati da monte che hanno ostacolato il normale deflusso". Anche pochi metri più in là, dove la strada diventa via Tano, si cerca di mettere in salvo più roba possibile: al lavoro giovani e anziani, donne e bambini, tutti danno una mano. Gianluca Cioffi, che abita qui da qualche mese, sta portando fuori dal garage una lavatrice coperta di fango: "Questa si può ricomprare, ma tutti i ricordi sono andati, per sempre. C’erano oggetti d’infanzia di mia figlia, giochi, disegni, tutto perso. Il dispiacere, però, va a chi oggi ha perso molto di più".

Emanuele Lombi, al suo fianco il papà Quinto, si è trasferito in via Tano nell’ottobre scorso: "Lunedì eravamo a cena fuori – spiega –, a un certo punto ci hanno chiamati i vicini dicendo che si vedeva solo il tettino della macchina di mia moglie, per il resto era sommersa". L’auto era parcheggiata fuori dai garage. "Non ci aspettavamo per niente una cosa simile, il fosso è profondo, mai avremmo pensato che sarebbe salito così". In questi giorni si continua a pulire e sistemare, anche con l’aiuto di volontari e vigili urbani. Sul posto, ieri, anche l’assessore Paolo Renna e addetti del Comune.