Ciao Ideaki, samurai con la matita

Il professor Mignini ricorda la collaborazione con Ideaki, artista e amico scomparso, che ha contribuito alla realizzazione di mostre e progetti culturali con dedizione e moralità

hideaki kawano

hideaki kawano

di Filippo Mignini*

Caro Ideaki, ci siamo conosciuti nello studio Iceberg nell’autunno 2002.

Dovevo curare la prima mostra su padre Matteo Ricci e tu avresti dovuto allestirla nel luglio successivo in tre sedi: San Paolo, palazzo Ricci e biblioteca Mozzi Borgetti. Fui subito quasi intimorito dal tuo rigore estetico (esattezza, semplicità, eleganza) e apprezzai la tua capacità di interpretare gli spazi in perfetta sintonia con le idee che intendevo tradurre in immagini.

Dalla quasi quotidiana frequentazione nacquero stima reciproca e una calda amicizia.

Ci ritrovammo a collaborare sette anni dopo, nel dicembre 2010, quando il Parlamento europeo di Strasburgo comunicò al Comune di Macerata che nel febbraio 2011 ci sarebbe stato spazio per allestire una mostra su Matteo Ricci. Il tempo era strettissimo; mi si chiese di curarla e io posi una sola condizione: che fossi tu ad allestirla. Lavorammo nel periodo natalizio giorno e notte; la tua idea di costruire la mostra per blocchi finiti a Macerata fu decisiva. Alla data stabilita l’orologio ricciano scandì le ore anche sulle rive del Reno. Non eri mai presente all’inaugurazione delle tue mostre. Sicché, al mio ritorno, ti invitammo a cena anche per raccontarti come era andata. Nadia era un po’ preoccupata nell’accogliere un cuoco esperto e sapiente come te. Dei ceci alle alici e finocchio selvatico ti incantarono. E da quel momento si stabilì una sintonia completa tra noi. Per Nadia eri divenuto semplicemente Ide. Sul finire del 2014, mentre ero direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, con sede principale a Palazzo Ugolini, decisi di dedicare un cortile ai primi dodici articoli della Costituzione italiana. E tu fosti ancora al mio fianco disegnando e disponendo i dodici leggii dinanzi ai quali centinaia di studenti passano ogni giorno. Il tuo nome è là, e il pensiero che sia legato alla Costituzione e all’educazione dei giovani mi consola e rende più leggera la tua mancanza. Lascia infine, a beneficio di quegli stessi giovani, che io sveli il segreto della tua forza e del tuo fascino: vivere la tua arte non soltanto come un esercizio estetico, ma anche come un dovere morale. Sentivi l’esigenza di esattezza, semplicità ed eleganza nell’arte, come forme di giustizia e responsabilità nei confronti del mondo. Tu non avevi più un nobile da servire con la spada secondo fedeltà e onore. Eri tuttavia al servizio assoluto della tua arte, cioè della tua morale. Per questo talvolta ti definivo un samurai della matita e tu, tra il divertito e il compiaciuto, come per essere stato scoperto, sorridevi senza commentare. Grazie, Ideaki, per la tua amicizia e la condivisione del tuo spirito. Ci manchi. Ciao Samurai, ciao Ide.

* Professore emerito Unimc