Coronavirus Macerata, l'allarme entra nelle chiese. "Niente segno della pace"

Don Luigi Taliani: tolta l’acqua benedetta all’ingresso, diamo l’ostia in mano. "All’Immacolata abbiamo preferito evitare situazioni di potenziale pericolo"

Don Luigi Taliani, sacerdote della parrocchia dell’Immacolata (foto Calavita)

Don Luigi Taliani, sacerdote della parrocchia dell’Immacolata (foto Calavita)

Macerata, 24 febbraio 2020 - Anche andare alla messa può diventare fonte di preoccupazione e perplessità, ai tempi cupi del coronavirus. Lo dimostrano alcune precauzioni che si stanno prendendo nelle varie parrochie di Macerata, e non solo . "Il vescovo Nazzareno Marconi non ha dato alcuna disposizione ancora – premette don Luigi Taliani –, anche allo scopo di non creare un allarmismo inutile, visto che qui ancora non ci sono stati casi di contagio".

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Eppure, qualche parroco ha ritenuto più opportuno evitare delle possibili situazioni di contagio. "In alcune chiese, dove i parrocchiani si conoscono tutti da sempre, può davvero essere inutile allarmarsi e preoccuparsi. All’Immacolata però, dove ci sono cinque o seicento persone alla messa, che arrivano da tutte le parti, abbiamo preferito evitare situazioni di potenziale pericolo: abbiamo dovuto togliere l’acqua benedetta dalle acquasantiere all’ingresso della chiesa, diamo l’ostia in mano invece che direttamente in bocca, e don Piero dal pulpito, al momento di scambiare il segno della pace, ha lasciato liberi i fedeli, così chi vuole può farlo come sempre, e chi invece ha qualche timore può anche evitarlo". La stessa soluzione hanno adottato pure altri sacerdoti in provincia, anche per evitare possibili situazioni di dubbio tra chi frequenta la chiesa, risolvendo il problema alla radice: anche in altre parrocchie l’acquasantiera è vuota, l’ostia si consegna solo in mano e il segno di pace non impone più un contatto fisico.

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«Ma, ripeto, queste non sono state indicazioni ufficiali arrivate dal vescovo – ribadisce don Luigi Taliani – . Per il momento, la curia non ha ritenuto che fosse necessario intervenire in modo ufficiale". Per adesso, dunque, non è sembrato che ci fossero dei motivi sufficienti per modificare la liturgia, o peggio per sospendere le funzioni religiose. Anche perché il virus finora non è stato individuato nelle Marche, al di là dei tanti allarmi che finora si sono rivelati tutti, per fortuna, infondati. In futuro, pur sperando che non ci sia mai bisogno di mettere in atto delle misure drastiche, non è escluso che anche dalle diocesi possa arrivare qualche indicazione sulle nuove prassi da adottare nelle parrocchie, allo scopo di evitare possibili contagi. Ma intanto capita anche che il tema del coronavirus sia discusso persino con i parroci, a cui i fedeli si rivolgono anche per avere una parola di conforto in un momento di così forte preoccupazione. «Quando ci incontriamo, ne parliamo ed è normale – prosegue don Luigi Taliani –, si discute dunque delle modalità per la comunione e dei rischi. Al momento, comunque, al di là delle decisioni di ogni singola parrocchia, qui rimane tutto come sempre".

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