Avrebbe maltrattato la sua compagna, mostrandosi fin dall’inizio della loro convivenza autoritario e aggressivo. "In carcere ho imparato a picchiare senza lasciare segni" le avrebbe detto al culmine di un litigio, durante il quale la avrebbe colpita con calci ai fianchi e a un braccio. Sotto accusa un uomo di 40 anni che vive in un piccolo centro della provincia.
La vicenda sarebbe cominciata nel settembre del 2020, all’inizio della convivenza tra i due: un rapporto di coppia, secondo l’accusa, sostenuta ieri in aula dal pubblico ministero Stefano Lanari, fatto di tensione a causa della violenza dell’uomo, che non avrebbe neppure consegnato le chiavi di casa alla donna, impedendole di uscire. Il 10 settembre 2020, in seguito a un litigio, l’uomo avrebbe scaraventato a terra la compagna, colpendola ripetutamente a fianchi e dicendole "in carcere ho imparato a picchiare senza lasciare segni". Poi avrebbe continuato a prendersela con lei, colpendola con un calcio a un braccio. La donna aveva riportato lesioni e fratture: per lei trenta giorni di prognosi, come accertato dal referto del pronto soccorso dell’ospedale di Macerata. Il 26 settembre, dopo un’altra discussione, poiché la donna si era rifiutata di aprirgli la porta per paura, le avrebbe inoltrato un file audio sul cellulare minacciando di rompere la porta con un piede di porco e poi avrebbe scardinato una finestra. Una volta in casa avrebbe colpito la convivente con gomitate e calci al volto, urlandole "così impari, adesso ti impari". Per impedirle di chiedere aiuto le avrebbe messo, poi, le mani davanti alla bocca, con violenza. Anche in quel caso la donna si era recata al pronto soccorso, da dove era uscita con 28 giorni di prognosi. Ieri in tribunale, davanti al giudice Francesca Preziosi, la vittima , che è parte civile con l’avvocato Anna Maria Recchi, ha confermato le accuse. L’uomo, difeso dall’avvocato Roberto Greci, potrà dare la sua versione nella prossima udienza.
Chiara Marinelli