Covid: in terapia intensiva a 56 anni. "Salvo anche grazie al plasma"

Dal pronto soccorso al Covid Hospital di Civitanova, Eusanio Remia: "Avevo febbre alta, polmonite e difficoltà respiratorie. Guai a sottovalutare questo maledetto virus"

Eusanio Remia, civitanovese di 56 anni, è stato ricoverato per 12 giorni a causa del Covid

Eusanio Remia, civitanovese di 56 anni, è stato ricoverato per 12 giorni a causa del Covid

Civitanova Marche (Macerata), 25 novembre 2020 - "Alla fine di ottobre avvertivo qualcosa di strano, una sorta di malessere, e ho deciso di fare il tampone rapido: positivo. Sono rimasto a casa per un paio di giorni, sperando che tutto finisse lì, ma poi è venuta la febbre alta e così ho fatto anche il tampone molecolare: la risposta è stata impietosa, era Covid-19". Eusanio Remia, 56 anni, civitanovese, è uno dei tanti che ha drammaticamente vissuto l’esperienza del Coronavirus. Oggi ne è uscito bene, ma è ancora molto provato.

"Guai a prenderlo sotto gamba – avverte –, e soprattutto ai ragazzi dico: state attenti, non sottovalutate questo maledetto virus, bando alla spavalderia, siate prudenti, indossate le mascherine e osservate per bene tutte le prescrizioni del caso". Per Remia, di professione autotrasportatore, sposato e con un figlio, è stata una vera e propria via crucis, "anche se a me, in fondo, non è andata troppo male. Ho visto casi ben peggiori del mio e ora posso capire che cos’è una grande sofferenza". Poi il racconto della sua sofferenza. "Dopo l’esplosione dei sintomi, con febbre a 39,5 e oltre, le gravi difficoltà respiratorie per una polmonite bilaterale, e altri acciacchi non di poco conto, il primo novembre il 118 mi ha portato al pronto soccorso. Era un viavai frenetico, barelle ovunque. Subito mi hanno visitato il dottor Juri Rosati e altri medici, una dedizione straordinaria da parte di tutti. Dopo due giorni, hanno deciso di trasferirmi al Covid Hospital, in terapia intensiva prima e quindi sub intensiva, sempre all’interno dello stesso modulo. Nonostante le mie condizioni, però, sono stato anche fortunato. I sanitari, infatti, non hanno ritenuto necessario intubarmi e questo mi ha risparmiato altre sofferenze. La mia salvezza, per quel che posso capire, la devo anche al plasma. Ne ho ricevute tre sacche e percepito subito in modo eccezionale i vantaggi".

Quanti giorni è stato ricoverato per il Coronavirus? "Dal primo al 12 novembre, due giorni al pronto soccorso e dieci al Covid Hospital. Poi sono stato trasferito all’hotel Recina di Villa Potenza, dove sono rimasto in quarantena fino a sabato scorso. E adesso eccomi qua".

In piena salute e pronto a riprendere il lavoro. "No, aspetterò ancora qualche giorno, il tempo di riacquistare un po’ di energia. Il Covid mette addosso una debolezza incredibile, che solo chi la prova può capire. E lasciate perdere chi dice che è una influenza comune, ciò non è assolutamente vero".

Il contagio si è diffuso anche in famiglia? "Sì, ma per fortuna nella mia famiglia sono tutti asintomatici".

Oltre all’esortazione a non sottovalutare questo momento, deve dire qualcosa a qualcuno? "Sì, devo dire un grazie enorme a quanti si sono presi cura di me e di altri che hanno vissuto la mia stessa esperienza. Medici, infermieri e oss sono grandiosi. Sanno coniugare la professionalità a una grande umanità. Te li vedi davanti bardati come degli astronauti, ma dagli occhi, unica cosa che puoi vedere, traspare una sensibilità straordinaria".

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