
Gianluca Frinchillucci di Sant’Angelo in Pontano è il direttore scientifico della rivista "Il Polo": alla Mozzi Borgetti i manoscritti di Fra’ Beligatti .
Mentre fervono i preparativi per la presentazione dell’edizione speciale della rivista "Il Polo", fiore all’occhiello dell’Istituto Geografico Polare "Silvio Zavatti" di Fermo, abbiamo incontrato il direttore Gianluca Frinchillucci, nato a Sant’Angelo in Pontano e laureato all’Università di Macerata, specializzato in diplomazia culturale e etnoantropologia, per raccontare – fra una spedizione, un progetto, una ricerca e un viaggio – il legame fra Macerata, l’Artico e l’Himalaya (cosiddetto Terzo Polo).
Frinchillucci, in qualità di membro del relativo osservatorio di intelligence, cosa è diventato negli ultimi tempi l’Artico?
"Ho voluto dedicargli un volume speciale, perché l’Artico è un argomento di cui in Italia si parla davvero poco e su cui si inizia a discutere molto per motivi legati al riscaldamento climatico, alla geopolitica, all’accesso alle risorse naturali. È diventato un punto di alto interesse strategico".
Questo cosa comporta?
"Prima l’interesse per l’Artico era legato alla storia delle spedizioni polari, oggi il nostro futuro dipende molto dalle rotte commerciali che vi passano e così, anche per quanto mi riguarda, è cambiato anche il mio impegno lavorativo e sociale".
Chi è stato per lei Silvio Zavatti (Forlì, 1917-Ancona, 1985)?
"Lo considero il mio maestro, uno studioso che viveva in anticipo di 40 anni e forse per questo ha vissuto alcune delusioni, cioè l’impossibilità di condividere studi e scoperte con circuiti di interesse internazionale. Nel 1939 il professor Zavatti scrive un bellissimo libro della storia polare, nel 1944 fonda a Forlì l’Istituto Geografico Pollare, nel 1945 crea la rivista "Il Polo". Dal 1961 al 1968 fa missioni etnografiche in Artide e nel 1969 fonda, a Civitanova, in cui era trasferito, il Museo Polare che nel 1985 è traslocato a Fermo".
Qual è il legame con Zavatti?
"Principalmente sono i lavori per gli Anni polari internazionali. Lui ha lavorato a quello del 1957-1958. Dopo molti anni sono arrivato io e ho lavorato per quello del (2007-2008). Ho realizzato un progetto chiamato "carte dei popoli artici". Per il prossimo Anno polare internazionale sto lavorando sul cosiddetto Terzo Polo. Siamo un po’ indietro rispetto ad altre realtà, pensi solo che a Helsinki già parlano di Quarto Polo".
Lei è anche direttore scientifico ed editoriale della rivista "Il Polo". Come è cambiata nel tempo e quali sono gli agganci con Macerata?
"Nel numero speciale de "Il Polo" dedicato alla regione dell’Hindu Kush Himalaya, area di fondamentale importanza che collega idealmente l’Artico al cosiddetto Terzo Polo, abbiamo dedicato ampio spazio alla Lapponia. Per la missione che abbiamo fatto lo scorso anno a Rovaniemi, abbiamo attinto ai reportage polari di Ivo Pannaggi (Macerata, 1901-1981). Grazie al Centro Studi Pannaggi di Macerata e al suo presidente, Gabriele Porfiri, abbiamo studiato il viaggio fatto in quelle terre nel 1935 e il suo reportage del 1936. Abbiamo ripreso un suo diario in mano, il suo archivio fotografico e l’itinerario, ripercorrendo in parte quel suo incredibile viaggio".
Come è stato cambiare la rivista al suo 80esimo compleanno?
"Cambiare "Il Polo" dopo 80 anni non è stato semplice e mi sono posto molte domande. Mettere mano su un tesoro simile creato da Silvio Zavatti è stato frutto di lunghe riflessioni e profondo rispetto".
Lei non ama parlare al singolare, vero?
"Infatti. Ogni risultato ottenuto è frutto di un lavoro di gruppo. Per questo parlando del legame fra Macerata con l’Artico e l’Himalaya vorrei ricordare qualche nome fra i tanti. Innanzitutto Luca Natali che ci ha seguito in modo impeccabile nello studio e nelle missioni in Lapponia. Per quanto riguarda il Tibet, non posso non ringraziare Maurizio Serafini (oltreché Luciano Monceri e Gianfranco Borgani), il quale ama raccontare che la sua passione per l’esplorazione è iniziata da bambino quando visitò il Museo Polare e rimase affascinato da Zavatti, tanto da intraprendere gli studi dell’esplorazione e diventando un pioniere nell’approfondimento della figura di Giuseppe Tucci (Macerata 1894-San Polo dei Cavalieri 1984)".
Altro legame con il Tibet, Macerata e "Il Polo"?
"La biblioteca Mozzi Borgetti, che conserva due preziosi manoscritti di Fra’ Cassiano Beligatti nato a Macerata nel 1708 e partito per il Tibert con I Minori Cappuccini Piceni, messici a disposizione grazie all’assessore Katiuscia Cassetta".