LORENZO MONACHESI
Cronaca

De Introna, il veterano del Cus: "Presidente da sessant’anni, senza una lira firmai assegni per comprare i nostri impianti"

A 83 anni "Totò" è stato confermato alla guida del Centro sportivo universitario "A Napoli mi cacciarono dall’Università, tutto il viaggio fino a Macerata con l’auto in seconda".

De Introna, il veterano del Cus: "Presidente da sessant’anni, senza una lira firmai assegni per comprare i nostri impianti"

De Introna, il veterano del Cus: "Presidente da sessant’anni, senza una lira firmai assegni per comprare i nostri impianti"

"Per questa sede ho fatto di tutto, anche firmare degli assegni in bianco pur di bloccare la trattativa". Antonio "Totò" De Introna, 83 anni, va indietro nel tempo a quando il Cus Macerata, di cui è presidente da sessant’anni (da poco è stato confermato alla guida), si assicurò l’area in via Valerio a Macerata e i relativi impianti sportivi, che a breve verranno dismessi in attesa di quelli in zona Santa Croce. "Stavamo in centro – ricorda – quando l’istruttrice e grande sportiva Floriana Formentini mi disse che Ferrucci voleva vendere questa zona. Così convinsi il rettore Lavaggi della bontà dell’operazione, si diede il via alla trattativa con il proprietario ben felice di vendere all’ente. Però per bloccare la trattativa firmai gli assegni pur non avendo una lira, ma era necessario".

De Introna, poi riuscì a risolvere la questione?

"Ne parlai con Tito Morelli (il direttore amministrativo, ndr) confidandogli di non avere nemmeno un soldo, però avevo fatto quel passo perché l’Università avesse i suoi impianti. Fu convocato il cda dell’ateneo che all’unanimità votò per la copertura dell’operazione".

E prima dove era la sede?

"In vicolo delle scuole. Quando sono arrivato il Cus non aveva una sede. Ci diedero quegli spazi dove misi un tavolo da ping pong, una scrivania e quattro sedie. Quel tennis da tavolo era un forte richiamo, tanti venivano a giocare e io li tesseravo per il Cus Macerata".

Lei è nato a Napoli, come è arrivato a Macerata?

"Frequentavo Economia e commercio a Napoli, andavo anche bene, quando ebbi una discussione più che accesa con un docente che mi fece espellere, così mi iscrissi a Giurisprudenza. Giocavo a pallacanestro, ma ero fumantino così come il mio allenatore che mi prese a calci per non aver passato la palla nel match contro Avellino per il titolo regionale, e reagii. Risultato? Venni cacciato dalla squadra e un amico mi consigliò di cambiare aria. E così sono partito".

Qui aveva parenti o amici?

"La mia famiglia ha parenti pugliesi e alcuni avevano frequentato l’ateneo di Macerata, così fu organizzato un viaggio nelle Marche. Mio padre era negato al volante, si pensi solo che fece tutto il viaggio in seconda con la macchina che faceva un rumore infernale. Andammo a Camerino, Urbino e a Macerata che mi colpì subito. Ricordo che andammo a mangiare da Giovanni, in centro, che affittava camere dove poi alloggiai".

Conosceva qualcuno?

"Nessuno. Da Giovanni alloggiavano alcuni giocatori della Maceratese con i quali strinsi amicizia, specialmente con Benetazzo e Falsiroli. Andavo spesso con loro in trasferta".

Alla fine si è laureato?

"Sì, in Giurisprudenza. Io e un certo Adamo Galatello siamo nella storia dell’università di Macerata per avere avuto il maggior aumento di voto alla laurea, partendo da 90 mi sono laureato con 105".

Come è diventato presidente del Cus?

"Allora si nominava il presidente, non c’erano elezioni, e nel 1964 il mio nome fu fatto da Dino Di Tommaso".

A Macerata ha conosciuto ha messo su famiglia.

"Con Serenella ci siamo sposati nel 1966 all’Abbazia di San Claudio. Un giorno festeggiato assieme a pochissimi parenti, docenti universitari e a tanti sportivi perché poco dopo saremmo partiti per Sassari".

Chi erano i suoi testimoni di nozze?

"I professori Mario Graev e Mario Sbriccoli".

E il viaggio di nozze?

"Mia moglie stava con me. Dopo il pranzo di nozze siamo partiti in pullman assieme agli atleti per Civitavecchia dove abbiamo preso il traghetto assieme agli atleti degli altri Cus per i campionati universitari. E quando si è sparsa la voce, che ci eravamo appena sposati, siamo stati al centro dei festeggiamenti".

E sua moglie come ha reagito?

"Diciamo che ha subìto, però le ha fatto piacere".

Cosa le hanno lasciato 60 anni alla guida del Cus?

"Tante soddisfazioni a livello agonistico e socio-ricreativo. È stato portato avanti un intenso lavoro dietro al fatto che l’ateneo di Macerata era tra i migliori d’Italia per l’alta percentuale tra iscritti all’università e al Cus".

Fra poco gli impianti verranno dimessi: dove andrete in attesa che siano completati i lavori in zona Santa Croce?

"Ci è stata assegnata la palestra di via IV Novembre. L’attività agonistica non subirà problemi, spero che possa essere pronto prima del previsto qualche spazio di quelli in zona Santa Croce. L’importante è che l’ateneo spinga per abbreviare i tempi".

Cosa sorgerà in zona Santa Croce?

"Il progetto da realizzare entro fine 2025 prevede tre campi da tennis, un palazzetto in legno, che in estate può essere scoperto, dove fare i vari corsi, ma anche pallavolo e pallacanestro".

In prospettiva c’è una sede nuova e bella, ma qual è l’altra faccia della medaglia?

"Oggi tantissima gente viene da noi per seguire i corsi. Il punto è che non conosco in quali orari potremo fare queste attività nella palestra di via IV Novembre che condivideremo con la scuola. Una volta completato il progetto potremo proporre un’offerta più ricca, ma il rischio è che in questo anno possiamo perdere delle persone che difficilmente torneranno".

Cosa le mancherà degli impianti di via Valerio?

"Questa sede ha rappresentato per anni il cuore pulsante della nostra attività, qui ci ho trascorso tanti anni. Nel tempo si è creato un legame viscerale con i residenti che ci hanno visto come un valore aggiunto".