"Era felice per il permesso di soggiorno"

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"L’ultimo incontro con lui è stato la settimana scorsa. Ci eravamo lasciati con un sorriso perché gli avevo detto che il suo permesso di soggiorno sarebbe stato rinnovato". Francesco Mantella, avvocato di Alika Ogorchukwu, ricorda gli ultimi istanti con il suo assistito, prima che venisse massacrato e ucciso da Filippo Ferlazzo. "C’è stato l’arresto cardiaco, certo – sottolinea Mantella , ma secondo me provocato dalla violenza inaudita e soprattutto dalle manovre di soffocamento esercitate da quella persona, che non ha avuto nemmeno un attimo di incertezza, di esitazione mentre agiva. Non c’è stato un attimo di sosta da parte dell’aggressore, ma c’è stato un crescendo di violenza come se volesse raggiungere a tutti i costi, deliberatamente, l’esito finale. La sua condotta, i suoi gesti erano orientati a sopprimere Alika. Accompagnare questa violenza con la frase che lo incitava, pezzo di m…, non mi pare che lasci margini per pensare a un’ipotesi diversa da quello dell’omicidio volontario. Se fosse stato un italiano o un americano, non so come l’aggressore si sarebbe atteggiato. Dall’espressione pezzo di m…, considerato che Alika non gli avesse arrecato chissà quale fastidio, si capisce che c’era una veemenza che va al di là del desiderio di punire chi ha fatto uno sgarro. Confido nella Procura di Macerata". Difficile trovare qualche elemento per ritenere che la morte sia una sorta di incidente di percorso, secondo l’avvocato Mantella. "Se ci fosse stato qualcuno che l’avesse ostacolato, Alika sarebbe ancora con noi. Ma nessuno ha avuto l’impulso di dare un calcio all’aggressore per mandarlo via. L’indifferenza è qualcosa su cui dovremmo riflettere. Non è qualcosa di accettabile".

c. g.