"Per quale motivo vengo sempre qui, ogni estate, da 75 anni? Semplice: perché di Porto Recanati ce n’è una sola. Mi sento a casa e c’è aria di libertà, non la cambierei per nulla al mondo". Gli trema la voce dall’emozione e come non capirlo a Fabio Carletti, romano doc di 78 anni, ex direttore di banca, che dalla Capitale arriva ogni estate nella cittadina rivierasca per passare le vacanze, insieme alla sua nutrita famiglia. E lo fa da sempre, cioè da quando era un bimbo di tre anni e ha così vissuto tutte le trasformazioni della sua seconda città. "Il bello è quest’aria di familiarità che aveva ai tempi e non è mai cambiata, nemmeno dopo oltre 70 anni – dice Carletti -. Mio nonno Carlo era originario di Macerata e per questo con mio padre Alessandro sono sempre venuto qua al mare, dai primi di agosto fino a settembre. La cosa che mi colpì da bambino era il lungomare unico in tutta Italia, perché pedonale e nel quale passavano le bici o ci giocavano i bimbi a calcio. Ma ricordo soprattutto lo spettacolo della lancette in mare – osserva ancora -, con le loro vele di ogni colore, che tornavano ogni pomeriggio dopo la pesca. E ancora: i pescatori in sciabiga, che pescavano vicino a riva. Tant’è che da bambino li aiutavo a trascinare le reti fino alla battigia. E la mia ricompensa era prendere i cavallucci, le stelle marine e le conchiglie che fuoriuscivano dalle reti". Questo passando dalle partitelle a calcio contro i ragazzini del posto, senza immaginarsi che i suoi rivali dell’epoca sarebbero diventati dei campioni. "Nel vecchio stadio Nazario Sauro noi turisti romani sfidavamo i portorecanatesi – racconta Carletti -. Tra loro, c’erano pure dei giovanissimi Massimo Palanca e Luigi Boccolini, due che sono arrivati in serie A. Dopo andavamo tutti a bere una spuma fresca, nella vecchia osteria di via Garibaldi". E la base delle sue avventure fu prima lo chalet Annito e Figli e poi il balneare Panetti. "Proprio là abbiamo ancora oggi una parte di spiaggia chiamata ‘la sezione dei Carletti – aggiunge il 78enne -. E siamo davvero tanti, basti pensare che solo mia zia ha nove figli. Non posso poi scordare, nei ricordi d’infanzia, il bellissimo faro e le vecchie case dei pescatori,c he tuttora conservano l’antica magia".
Giorgio Giannaccini