"Frasi gravissime e vergognose". Le femministe scendono in piazza

Il movimento "Non una di meno": attacco alla dignità delle donne. Savi (Articolo Uno): ora gli vietino di celebrare messa

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"Violenza e volgarità". "Parole gravissime che offendono, preoccupano, inquietano". "Parole che rappresentano l’antitesi della democrazia". L’omelia di don Andrea Leonesi ha suscitato un vespaio di reazioni in città e non solo, tanto che l’ex consigliere Alessandro Savi, coordinatore di Articolo Uno Macerata, chiede che "al parroco sia impedito di celebrare messe". Gli strascichi di questa omelia della discordia sono destinati a non fermarsi, visto che il movimento "Non una di meno" è pronto a scendere in piazza "contro un attacco gravissimo su tutti i fronti verso le donne, in primis – spiega il movimento femminista – sulla scelta dell’aborto paragonata alla pedofilia e sull’omaggio alla Polonia. Il secondo attacco avviene alla libertà delle donne, che devono essere sottomesse ai mariti: la violenza domestica e i femminicidi in Italia registrano ogni tre giorni una donna uccisa da mariti, conviventi, fidanzati, padri o fratelli o ex partner. Una visione patriarcale che non ammette l’autodeterminazione delle donne e delle scelte sui propri corpi". Critica anche l’ex vicesindaco Stefania Monteverde: "Parole gravissime, che offendono, preoccupano e inquietano, perché guardano con indulgenza alla pedofilia, parlano delle donne come oggetto di sottomissione, ridicolizzano le lotte per i diritti, esaltano il patriarcato, invocano per l’Italia una classe politica modello polacco, sviliscono lo stato di diritto e la comunità civile. Ancora più gravi perché pronunciate da chi ha un ruolo di responsabilità. In mezzo al dramma di questa pandemia mondiale, non pensavamo di dovere sentire queste parole oscure, tantomeno dentro una chiesa. Non possiamo tacere indifferenti". Gli fa eco la consigliera Pd, Ninfa Contigiani, che in un post scrive: "Violenza e volgarità. Non trovo altro modo per descrivere le parole di un vicario vescovile, che osa legittimare surrettiziamente la peggiore delle infamie consumata sui minori, pur di colpevolizzare le donne che vivono il dramma della perdita di una parte di sé o osano pensare che solo loro possono decidere sulle loro carni. Non posso aggiungere altro, tranne la costernazione per il fatto che tutto ciò avvenga nella città di Maria, accogliente per definizione, e di Padre Matteo Ricci, per definizione aperto all’altro". "Le parole del sacerdote di Macerata sono gravi e inaccettabili. Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza significa libertà, autodeterminazione e tutela della salute delle donne che decidono di effettuare questa scelta, già difficile di per se – dice il portavoce nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni –. E mi dispiace davvero che nel voler difendere a tutti i costi il suo collaboratore, ma ormai le prove video sono inconfutabili, il vescovo abbia perso un’occasione. Perché paragonare aborto e pedofilia non è questione di fede, ma questione di civiltà giuridica e non solo, che viene calpestata".

Chiara Sentimenti