I due testimoni disertano il tribunale Rinviata l’udienza dell’appello bis

In aula dovevano essere ascoltati gli uomini che ebbero rapporti con la 18enne prima del delitto. Certificato medico per il tassista, disposti l’accompagnamento coattivo e una sanzione per il meccanico

I due testimoni disertano il tribunale  Rinviata l’udienza dell’appello bis

I due testimoni disertano il tribunale Rinviata l’udienza dell’appello bis

di Luca Fiorucci

C’erano Innocent Oseghale e i genitori di Pamela Mastropietro, Alessandra e Stefano. C’erano le amiche della ragazza con gli striscioni a ricordare che da cinque anni attendono giustizia. Pamela Mastropietro è stata uccisa il 30 gennaio 2018, Oseghale è stato riconosciuto, in via definitiva, il suo assassino. Mancavano, invece, i testimoni che la procura generale di Perugia ha chiesto di sentire nella rinnovazione del dibattimento per il processo di appello bis a carico del nigeriano.

A Perugia gli atti del processo sono arrivati, per competenza, dopo la decisione della Cassazione in relazione alla contestazione della violenza sessuale. E i due testimoni dovrebbero servire proprio a chiarire questo punto. Perché i due, come ricostruito dalle indagini, con Pamela ebbero dei rapporti, consenzienti e protetti. Entrambi diedero del denaro alla ragazza, incontrata in momenti diversi, dopo essersi allontanata dalla Pars di Corridonia dove era in cura. Protezioni di cui, al contrario, non è risultata esserci traccia in casa di Oseghale, dove Pamela era finita dopo aver incontrato il nigeriano ai giardini Diaz di Macerata e aver comprato una dose di eroina. Ma le domande del sostituto procuratore generale Paolo Barlucchi sono state rinviate alla prossima udienza, fissata per il 22 febbraio. Perché i due testimoni non si sono presentati. Uno è il tassista che aveva incontrato Pamela alla stazione di Macerata e poi l’aveva ospitata non essendoci più treni per Roma quel giorno. I due hanno poi consumato un rapporto dietro pagamento, il giorno dopo il tassista aveva accompagnato la ragazza ai giardini pubblici. Alla Corte d’appello di Perugia il suo legale ha comunicato l’impossibilità ad essere presente per motivi di salute, postumi di un incidente stradale subito alla fine dell’anno. L’altro – un meccanico che Pamela l’aveva incontrata in precedenza alla stazione degli autobus di Corridonia e con la quale si era appartato nel garage della casa della sorella – non ha risposto alla convocazione e, da quanto emerso in aula, neanche al telefono quando è stato ripetutamente chiamato. Alla prossima udienza verrà accompagnato dai carabinieri, per lui, infatti, la corte ha disposto l’accompagnamento coattivo e una sanzione di 250 euro. "Tra pochi giorni saranno esattamente 5 anni dal massacro. Riteniamo che non dovevamo stare, qui dopo due gradi che nel merito avevano accertato, senza ombra di dubbio, la violenza sessuale, a discutere se questo reato sia accaduto o meno", è il commento amaro di Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della madre. "Al di là della pena quello che interessa è la verità e la giustizia dopo quello che è stato fatto a Pamela. E stare ancora qui a discutere se sia stata compiuta la violenza o meno, per questioni di lana caprina, lo riteniamo assurdo quindi è comprensibile rabbia e amarezza dei genitori di Pamela, delle amiche e, direi, di tutta la società civile". Oseghale, che respinge le accuse, sostiene di non aver abusato della ragazza. In aula, ha dichiarato, non tornerà la prossima volta.