LUCIA GENTILI
Cronaca

In aiuto dei più deboli. Belogi presidente della Croce Rossa: "Ecco le nostre priorità"

Dalla formazione dei volontari alle emergenze, il 37enne guida l’associazione e raccoglie l’eredità lasciata da Rosaria Del Balzo Ruiti "Un percorso all’insegna della continuità abbracciando tanti ambiti" .

In aiuto dei più deboli. Belogi presidente della Croce Rossa: "Ecco le nostre priorità"

"Entrare in Croce Rossa cambia la vita. Significa partecipare a una grande famiglia senza confini". È la visione del nuovo presidente del comitato di Macerata della Cri Raffaele Belogi, 37 anni, avvocato, volontario attivo dal 2003. Rosaria Del Balzo Ruiti, dopo oltre ventitré anni alla guida, ha passato infatti il testimone al vicepresidente, Belogi appunto. Diversi i settori d’intervento di quest’ultimo: assistenza sanitaria, protezione civile, dal 2009 istruttore di diritto internazionale umanitario, fino a diventare vicepresidente nel 2020.

Suo nonno e suo padre facevano parte della Croce Rossa. Quindi per lui è stato naturale seguire le loro orme.

"Sarà un percorso di continuità – anticipa – con le attività degli ultimi venti anni, abbracciando tutti gli ambiti, come la prevenzione, la formazione alla popolazione, l’emergenza. Tra le priorità, il sociale: sono 1300 i nuclei da noi assistiti". Del Balzo Ruiti ha tracciato la rotta "con la sua energia". "Resterà comunque sempre al nostro fianco", sottolinea il neo presidente, in carica dal 24 maggio. La sezione maceratese conta 43 dipendenti e circa 700 volontari.

Belogi, quando ha mosso i primi passi in Croce Rossa?

"Mi sono messo a disposizione nel 2002 per il terremoto del Molise; ho seguito un corso dei "pionieri", nella componente dei giovani, per la protezione civile. Essendo minorenne però non potevo andare in Molise. Sono stato invece sul campo per il sisma a L’Aquila nel 2009 e quello del Centro Italia, il nostro, nel 2016".

Cosa le piace di più del sostegno alle comunità?

"Il ringraziamento delle persone. Tipo quando riaccompagniamo a casa qualcuno, dopo che ha passato una giornata al pronto soccorso o in ospedale".

Qual è stato il momento più duro?

"Il periodo più brutto è stato quello del Covid, mi ha segnato parecchio. Avevamo davanti un nemico nuovo".

La Croce Rossa ha bisogno di nuove leve?

"Per la nostra associazione non si parla di ricambio generazionale: ognuno mette a disposizione il proprio tempo per quanto può. Ogni aiuto è prezioso e ogni volontario, a prescindere dall’età, può essere decisivo. La Cri è molto trasversale, anche per i lavori rappresenta uno spaccato della società. Abbiamo settantenni attivissimi come pure giovani molto presenti".

Progetti per il futuro?

"Proseguiremo le attività degli ultimi venti anni in un percorso di continuità, a partire dall’assistenza sanitaria e sociale. Dagli aiuti nel pagare la bolletta, i libri di testo o un esame medico urgente all’accompagnare chi è solo, il 2 novembre, a visitare i cari defunti al cimitero o un ragazzino con disabilità a fare sport. Dall’ascolto a chi vuole condividere le proprie preoccupazioni (che siano il non arrivare a fine mese o la paura per una malattia) allo sportello sociale con la distribuzione dei viveri, fino alla prevenzione col progetto #LifeAddicted (agli Aperitivi Europei, per contrastare l’incidentalità stradale connessa all’uso di alcol e droghe, ndr). D’altronde la Croce Rossa non è nata da qualcosa di astratto ma sul campo di battaglia, a Solferino (nel 1859). L’umanità è il primo principio che guida il nostro servizio, esprime la mission della Cri: rispondere ad un bisogno. Organizziamo pesche e tante altre iniziative affinché il ricavato ci permetta di supportare i nostri progetti per la comunità".