FRANCO VEROLI
Cronaca

Le aggressioni in corsia. Altre telecamere in arrivo nei pronto soccorso

Videosorveglianza potenziata nel capoluogo: alcune aree erano scoperte. A Civitanova, che ne era del tutto sprovvista, sarà installato un sistema ex novo .

Videosorveglianza potenziata nel capoluogo: alcune aree erano scoperte. A Civitanova, che ne era del tutto sprovvista, sarà installato un sistema ex novo .

Videosorveglianza potenziata nel capoluogo: alcune aree erano scoperte. A Civitanova, che ne era del tutto sprovvista, sarà installato un sistema ex novo .

Presto gli operatori sanitari riceveranno un dispositivo per lanciare tempestivamente l’allarme. Si tratta di un pulsante collegato sia al vigilante che alle forze dell’ordine, premendo il quale scatta l’intervento immediato. Sono anche state concluse le procedure per potenziare il sistema di videosorveglianza presente nella sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale di Macerata, poiché con quello attuale alcune aree restano escluse, e ne sarà installato uno anche al pronto soccorso dell’ospedale di Civitanova, che attualmente ne è sprovvisto.

Domenico Sicolo, direttore del dipartimento di emergenza – urgenza dell’Ast di Macerata, fa il punto sul "piano" di iniziative che l’Azienda ha attivato per tutelare il personale sanitario e garantire la sicurezza in ospedale. Interventi che si uniscono ad altri già attuati, come il posizionamento di porte con serrature di sicurezza tra l’area del Triage e la sala visita, che possono essere aperte solo da un operatore sanitario, le ronde periodiche delle forze dell’ordine, intensificate negli ultimi mesi dopo frequenti episodi di aggressione a medici e infermieri, sia nel capoluogo che all’ospedale di Civitanova.

"Voglio però sottolineare – afferma Sicolo – che il rischio zero non esiste, in nessun ospedale. Si sta facendo il massimo per cercare di prevenire e contenere le aggressioni nei confronti del personale sanitario, che vanno condannate senza alcuna esitazione. Ma chiediamo ai cittadini di essere comprensivi". Una richiesta legata al fatto che circa l’80% degli accessi ai pronto soccorso è costituito da codici verdi e bianchi che – dunque – potrebbero essere trattati sul territorio, in quanto non presentano le caratteristiche dell’urgenza.

"Noi non mandiamo via nessuno – sottolinea il direttore – ma è chiaro che dobbiamo trattare le priorità, vale a dire le urgenze vere e proprie, e gli anziani che soffrono di più patologie e necessitano di una serie di esami e attenzioni. Tutto questo richiede tempo, che per gli altri si traduce in ore d’attesa. Voglio anche evidenziare che il numero degli anziani che si presentano in pronto soccorso, spesso non più trattabili a domicilio, è in continua crescita. Si tratta di casi complessi, che non possono essere affrontati in pochi minuti".

Si ripropone il problema dei cosiddetti accessi impropri, anche se questa caratteristica è definita dalle regole, ma non è vista come tale da tanti pazienti. "L’ultima aggressione – conclude Sicolo (foto) – è scattata da parte di una persona per un’attesa che non era arrivata ad un’ora, segno che il livello di insofferenza è forte. Medici e infermieri fanno di tutto e di più. I pazienti, specie quelli che non corrono rischi particolari, devono avere un po’ di pazienza".