Luca Traini, condanna a 12 anni confermata in Appello

Per il raid in cui furono feriti sei migranti. L'imputato: "Me lo aspettavo, ora la verità per Pamela"

Luca Traini (Foto Calavita)

Luca Traini (Foto Calavita)

Ancona, 2 ottobre 2019 - Confermata in appello la condanna a 12 anni per Luca Traini. Il processo, andato in scena davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Ancona con rito abbreviato e a porte chiuse, verteva sul raid dello scorso anno, quando a colpi di pistola l'uomo ferì sei migranti a Macerata, danneggiando anche negozi ed edifici, compresa la sede del Partito democratico. "Mi aspettavo la condanna per strage - ha commentato l'imputato uscendo dall'aula accompagnato dai poliziotti -, ora aspetto la verità anche per Pamela, Osegale non può aver fatto tutto da solo".

L'avvocato di Traini, Giancarlo Giulianelli, aveva chiesto per il suo assistito i domiciliari con il braccialetto elettronico. La Procura, invece, aveva sostenuto la conferma della sentenza di primo grado.

L'uomo, 30 anni, è detenuto nel carcere anconetano di Montacuto. Stamattina era arrivato in tribunale con il furgone della polizia penitenziaria scortato dagli agenti: giacca nera, camicia bianca e jeans. Prima dell'udienza il suo difensore aveva ribadito tesi e istanze difensive: esclusione del reato di strage e dell'aggravante di odio razziale, attenuanti generiche. Secondo la difesa, "l'accusa di strage non è sostenibile giuridicamente e che l'aggravante di odio razziale non sussiste". Non stupisce, dunque, che dopo la sentenza Giulianelli abbia annunciato il ricorso in Cassazione.

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In aula tra gli altri i legali di parte civile, che si sono dichiarati soddisfatti dell'esito del processo. L'accusa era rappresentata dal procuratore generale Sergio Sottani e dal sostituto pg Luigi Ortenzi

In carcere il trentenne di Tolentino ha scritto un libro, dedicato a Pamela Mastropietro, per risarcire con i ricavati delle vendite le parti civili. “Sta cercando una casa editrice disposta a pubblicarlo – ha rivelato l'avvocato Giulianelli –, a scriverlo lo ha aiutato un detenuto. È un libro sui fatti del 3 febbraio”.