
Massimo Donà, ordinario di Filosofia teoretica e musicista
Un viaggio nel Macbeth in compagnia di Massimo Donà, ordinario di Filosofia teoretica al San Raffaele di Milano e musicista, fino a parlare di come le predizioni delle streghe siano state interpretate alla luce dell’ambizione dei protagonisti del dramma di Shakespeare. L’appuntamento è alle 12 di oggi agli Antichi forni con l’ultimo incontro degli Aperitivi culturali, che precede la rappresentazione di stasera allo Sferisterio. "Freud – spiega Donà – potrebbe venirci in aiuto avendo mostrato come le azioni dell’uomo siamo fatte per motivi inconsci. Macbeth scopre di essere pervaso dall’ambizione, una forza potentissima. Dopo l’incontro con le streghe c’è un momento in cui è preda dall’incertezza, se è giusto o meno assecondare quelle profezie, fino a quando supera le titubanze".
E le conseguenze sono forti. "Lascia irrompere una forza devastante in cui si immedesima riconoscendo in quella potenza un qualcosa che gli apparteneva. Mette così da parte un giudizio razionale e Macbeth aderisce a questa potenza".
Come mai le profezie fanno presa su alcuni, mentre altri sono impermeabili? "Noi siamo un’espressione della cultura occidentale moderna che guarda con sospetto la dimensione che non si lascia ricondurre alla ragione calcolante, anche se le esperienze più forti della vita non sono razionali. Penso alla bellezza di un’opera d’arte, noi possiamo spiegare la tecnica utilizzata, la forma, il materiale ma non possiamo dire nulla sulla bellezza che si manifesta in quell’oggetto e che da esso viene evocata".
Cosa l’affascina del Macbeth che stasera sarà rappresentato allo Sferisterio? "Verdi si è spinto abbastanza oltre e ha forzato gli argini, spinge ai limiti il mondo della tonalità come ha fatto Wagner, si va verso la direzione di un momento storico che in qualche misura coincide o preclude al Decadentismo in campo letterario".
Come è riuscito a portare avanti contemporaneamente musica e filosofia? "Da giovane mi sono trovato a scegliere e ho puntato sulla filosofia, tuttavia continuavo a suonare in modo estemporaneo con amici. Attorno al 2000 sono tornato a fare live, mi sono trovato sul palco assieme a dei musicisti e c’era tanta gente ad ascoltare. Lì ho capito che non avrei smesso di suonare, cercando di propormi con performance che sposassero le mie due attività unendo parola e musica".