Morrovalle (Macerata), 24 giugno 2016 – «Imparare a non vederti più sarà il nostro vero esame di maturità». Uno strazio senza fine quello degli amici e dei familiari al funerale di Marco Garbuglia (video), 19 anni, che martedì sera (notte prima degli esami) è morto sul campo da calcio di Appignano.
L’addio a Gazza, così lo chiamava il nonno da piccolo e così anche gli amici, da sempre, si è svolto in mattinata nella chiesa dell’Emmanuele, a Morrovalle. La messa è stata celebrata da don Lino. Oltre al dolore, ad aggravare la situazione il forte caldo, che ha causato tre svenimenti e quindi l’interruzione della celebrazione in vari momenti: una ragazzina ha perso completamente i sensi e si è accasciata a terra, è stata portata fuori con la barella. Anche un’amica e poi un amico di Garbuglia si sono sentiti male.
Tutti gli amici indossavano una maglietta dai colori bianchi e celesti, quelli della squadra: sulla schiena il numero 5, sul petto la foto di Marco, sorridente.
«Gigante buono, ci hai insegnato a vivere», dice un amico, «Quant’eri bello», ricordano le compagne di classe, «avrei voluto avere la tua forza e la tua grinta. Sarai sempre con noi, nel nostro cuore». «Il Signore ci ha visto lungo, il tuo posto non è quaggiù, ma lassù».
È stato letto anche un messaggio della società Ares, di cui Roberto, il padre di Marco, è presidente. «Abbiamo perso il difensore migliore – ha detto Luca Pistarelli, dirigente – ma lo avevamo in prestito da Dio. Lo ha richiamato troppo presto, convocandolo per la sua più importante squadra in cielo. Non poteva tirarsi indietro, i Gazza non si arrendono di fronte alle sfide. Marco continuerà a sorrivderci da lassù. Giocheremo in dieci, adesso, ma giocheremo fino alla fine. Ti vogliamo bene».
Fuori, a terra, uno striscione pieno di messaggi e una scritta in spagnolo: «Te juro que aunque pasen los anos nunca nos vamos a olvidar (Ti giuro, passeranno gli anni ma noi non ti dimenticheremo mai)». Lo striscione è stato scritto in spagnolo perché Susana, la mamma di Marco, è di origini argentine. Al funerale di Marco c’erano anche parenti dall’Argentina.
Sono stati gli amici a portare fuori la bara. Poi i palloncini bianchi e celesti e un coro: «Marco sei grande».