Meningite virale, un caso a Cingoli

Scattano le verifiche Asur: "Non è di origine batterica"

meningite, i pazienti sono stati ricoverati nei reparti di neurologia

meningite, i pazienti sono stati ricoverati nei reparti di neurologia

Cingoli (Macerata), 24 luglio 2019 - Dieci casi accertati, di meningite virale accertati nelle Marche con un raggio incentrato tra le province di Ancona e Macerata in un solo mese. A rendere noto il quadro di quella che si profila come una piccola epidemia è l’Asur Marche, che però rassicura: «La meningite virale non ha nulla a che vedere con quella, ben più grave e potenzialmente letale, di origine batterica».

Il dipartimento di malattie infettive sta monitorando l’evolversi della situazione, dopo i primi quattro episodi di meningite virale segnalati dal pronto soccorso dell’ospedale di Senigallia tra la prima metà di giugno e la prima settimana di luglio, che hanno colpito sia giovani che adulti.

In realtà, i casi sottoposti alle analisi specifiche della struttura di virologia degli ospedali riuniti di Ancona sono stati in tutto tredici. Di questi, però, si è scoperto che tre casi riguardavano gastroenteriti che hanno colpito bambini di età inferiore a 4 anni (che sono stati ricoverati al Salesi) e solo i restanti dieci casi sono stati identificati come meningiti virali. Si tratta nello specifico di 9 giovani adulti, di età compresa tra i 22 e i 40 anni, residenti a Camerata Picena, Castelleone di Suasa, Chiaravalle, Cingoli, Ostra, Rosora e Senigallia, e di una bimba di 8 anni, tutti ricoverati nei reparti di neurologia di Jesi e di Senigallia e anche nel reparto di malattie infettive degli ospedali riuniti, ad Ancona.

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Subito dopo le segnalazioni ufficiali, per tutti e tredici i casi accertati, sia di gastroenterite che di meningite virale, la direzione medica del presidio ospedaliero di Senigallia e le altre unità operative del dipartimento di prevenzione si sono subito messe in collaborazione con il laboratorio di virologia degli ospedali riuniti di Ancona, per delineare un possibile contesto ambientale in cui potrebbe essere maturato e proliferato il virus.

È stata quindi condotta una accurata indagine epidemiologica per tutti i tredici casi, inerente l’insorgenza della sintomatologia, i luoghi frequentati dai pazienti, le attività lavorative e ludiche svolte nel periodo di incubazione della malattia, che varia da due a 35 giorni. Non è stato riscontrato nessun fattore espositivo comune, nonostante in sette pazienti l’enterovirus isolato sia il medesimo, ossia l’Echovirus 30 (e peraltro uno dei più diffusi). Gli enterovirus possono determinare uno spettro molto ampio di sindromi cliniche, che nella maggior parte dei casi si manifestano con sintomi leggeri e con forme benigne, tra cui appunto, in alcuni casi, anche la meningite virale. Si tratta di una patologia che, di solito, non ha conseguenze gravi e che si risolve nell’arco di una settimana.

Anche se di per sé la meningite virale non è particolarmente pericolosa, è comunque necessario il ricorso al ricovero in ospedale, per effettuare tutte le analisi necessarie a scongiurare i casi di meningiti batteriche, ben più gravi e potenzialmente anche mortali. Se i pazienti colpiti da meningite virale non sono poi dei soggetti a rischio, guariscono spontaneamente, senza particolari conseguenze.