Terremoto, insieme per Muccia. Il sindaco Baroni: "E' il primo passo della ricostruzione"

La scuola De Amicis rivive grazie a Fondazione Bocelli e Qn-Carlino. Il primo cittadino: "Senza i privati andremmo ancora più a rilento. Segnale importante"

Mario Baroni, il sindaco di Muccia

Mario Baroni, il sindaco di Muccia

Muccia (Macerata), 12 maggio 2019 - "Se non ci fossero stati i privati la ricostruzione andrebbe ancora più a rilento. La scuola è un segnale di ripartenza importantissimo e fondamentale anche per i cittadini della nostra comunità. Perché troppo spesso si parla di ricostruzione, ma poi di fatto i risultati che si vedono, a distanza di oltre due anni dal terremoto, sono davvero pochi». Il sindaco di Muccia, Mario Baroni, ha visto il suo piccolo comune piegarsi sotto le tremende scosse dell’agosto e dell’ottobre 2016 e, a distanza di due anni, racconta come la ricostruzione spesso rimanga solo sulla carta, con il rischio che l’intero entroterra maceratese resti una triste landa desolata. Per questo interventi come quello della Fondazione Andrea Bocelli che, dopo Sarnano, ha scelto Muccia per ricostruire in 150 giorni la scuola «De Amicis», vengono accolti coma una vera benedizione.

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Sindaco cosa rappresenta la ricostruzione della scuola?

«Per noi è il primo punto fermo della ricostruzione. In questi due anni tutto quello che si è riusciti a fare, infatti, è provvisorio, anche le casette rappresentano un momento di passaggio nella vita delle famiglie sfollate, invece la scuola sarà definitiva. La struttura sarà anche un segnale importante per la comunità perché avrà degli spazi comuni dove fare rappresentazioni e attività di vario genere, aperte a tutti».

Quali sono i tempi previsti?

«A gennaio sono iniziati i lavori ed, entro giugno, come ci avevano promesso, avremo la nuova scuola pronta. E la vogliamo utilizzare fin dal primo momento, anche in estate per farci qualcosa, qualche spettacolo o manifestazione con i nostri ragazzi».

Avete perso iscritti negli ultimi anni?

«Sì, per forza, diverse famiglie se ne sono andate e probabilmente non torneranno. Io spero che siano il meno possibile, ma qualcosa inevitabilmente abbiamo perso. Per questo, per noi, poter ripartire è ancora più importante, perché dobbiamo permettere alle persone giovani, che vogliono mettere su famiglia, di poterlo fare qui. Ma non lo possiamo fare, abbiamo provato a dirlo in tanti modi, ma nessuno lo capisce».

Cosa vuole dire?

«Che se non si dà un’accelerata rischiamo la morte del nostro paese e non solo, di tanti paesi dell’entroterra. Non ci sono le case per permettere alle famiglie di provare a costruire a Muccia il loro futuro e, andando avanti solo con i faremo, rischiamo che il terremoto da noi vada avanti trent’anni. Oltre alle persone che se ne vanno, infine, non riusciamo a portare nuove persone che possano dare un po’ di slancio e di positività al paese. E questo ci penalizza. Non abbiamo più ristoranti, le poche attività che resistono o sono riuscite a ripartire lo fanno tra grandi difficoltà, facciamo piccoli passi, ma serve un’accelerata».