
Ora le cantine possono brindare "Un Vinitaly oltre le aspettative"
di Nicholas Masetti
"Il Vinitaly sta andando decisamente bene. Rispetto agli altri anni la presenza è molto qualificata". Chiara Brachetti Peretti, figlia del conte Aldo, proprietario della cantina di Tolentino ’Il Pollenza’, è una delle 106 presenze marchigiane tra gli stand della regione a Verona. Una quindicina quelli maceratesi, pronti a fare assaggiare l’ultimo prodotto e a raccontare la peculiarità che li contraddistingue. Appuntamenti full, nuovi clienti sia italiani che esteri, pubblico adulto ma non solo.
Le quattro giornate per i produttori sono andate a gonfie vele e al di sopra delle aspettative, tra un calice e un cavatappi. Ma anche i consumatori sono rimasti soddisfatti. "Produciamo vini atti all’invecchiamento e dunque anche da collezione, così proponiamo una bacca bianca del 2012 e una del 2022 e un taglio bordolese del 2006 e del 2016, per dimostrare come evolvono nel tempo", racconta Brachetti Peretti che conta su 280 ettari di tenuta, di cui 60 destinati a vigneti. La qualità è il marchio su cui il pubblico si è soffermato nel padiglione 7, stand C7-8-9, quelli di riferimento delle Marche. Bianchi, rossi, rosè. Ma anche un occhio alla biodiversità e all’ambiente, come nel caso della cantina Belisario di Matelica. Proprio ieri l’enologo Roberto Potentini ha condotto la degustazione del forum denominato ’Vitinnova’. Belisario, al fianco della cantina anconetana Moncaro, insieme ad Apam, Regione e Università Politecnica delle Marche, hanno dialogato sulle sfide della viticoltura al passo dell’innovazione. "Noi dal 2019 abbiamo il Verdicchio doc ’Animologico’ che produciamo senza l’utilizzo di rame, completamente sostituito dal chitosano – spiega Potentini –. Il concetto di sostenibilità è molto ampio e questo uno di percorsi che si può fare, un modo pragmatico. Il tutto però senza perdere di vista il profilo sensoriale". Profumi e sapori sono la chiave anche della cantina Fontezoppa di Civitanova Alta, ma presente pure a Serrapetrona. Il connubio Mar Adriatico e Monti Azzurri è quindi nel loro Dna. L’amministratore Mosè Ambrosi, dopo l’ennesimo appuntamento della giornata, racconta: "Siamo visti come una grande terra di bianchi e quindi anche il cliente straniero si è fermato ad assaggiare. Noi abbiamo proposto soprattutto vini autoctoni, come la Ribona e Incrocio Bruni 54, grandi vitigni con pochissime uve. Una bevuta diversa ma tipica della provincia di Macerata. Così uno degli ingredienti chiave è il vento. Siamo vicini al mare e quindi il prodotto è iodato". Presenze al di sopra delle aspettative pure per Maria Laura Canullo della cantina Sant’Isidoro di Colbuccaro di Corridonia. Come il collega Ambrosi ha notato la presenza di clienti stranieri, ma, come professa la Brachetti Peretti, la formazione degli amanti della vite è maggiore. "Il pubblico è stato mondiale, con presenze europee di francesi, svizzeri e olandesi. Qualcuno anche da Singapore. Abbiamo proposto una tipologia di vino particolare, la Ribona, di cui due in anteprima. I clienti sono rimasti sorpresi perché non rimangono delusi: quello che raccontiamo è nel calice".
Poi, una riflessione sull’enoturismo, sempre più in crescita nelle Marche: "Chi va sulla costa poi viene in cantina". Infine, un pensiero sulle etichette e sulla possibile dicitura che faccia male alla salute. "Da dicembre di quest’anno, salvo deroghe, bisognerà indicare i valori nutrizionali sulle bottiglie, e a seguire gli ingredienti. In questo modo il vino verrebbe equipato agli alimenti e acquisirebbe tale status. Se fosse così mai allora potresti dire nuoce alla salute", commenta Potentini. A ruota sentenzia Brachetti Peretti: "Il consumatore medio non penso si faccia intimorire. Il vino è parte essenziale della cultura italiana". E come diceva Mario Soldati "il vino è la poesia della terra".