"Una grande disparità". Così i sindaci dei piccoli paesi e la stessa Regione considerano il divieto, contenuto nell’ultimo dpcm, dello spostamento tra Comuni il giorno di Natale, a Santo Stefano e il primo gennaio. "Faccio un appello accorato alle istituzioni – esordisce Paolo Teodori, primo cittadino di Ripe San Ginesio (850 abitanti) – affinché il nostro territorio, già duramente provato e ancora più povero dopo lo spopolamento conseguente al terremoto, non sia messo nelle condizioni di resa. Io stesso sono stato colpito dal Covid, quindi ho premura e attenzione nel rispetto delle regole. Però le leggi debbono essere uguali per tutti, e quanto accade è una palese violazione della Costituzione. Attività come ristoranti, bar, barbieri, centri estetici, ma anche genericamente artigiani e commercianti, nei nostri centri non riescono più a sopravvivere. Chiedo il motivo per cui nei Comuni più piccoli non possa essere permesso lo spostamento verso quelli confinanti, in modo tale da creare per ogni attività un bacino di utenza più significativo e dignitoso, costituito da dieci o quindicimila persone. Le nuove disposizioni sono troppo limitanti: è un lockdown mascherato, come fossimo carcerati". "In questo modo si condannano alla chiusura le attività commerciali – aggiunge Vanda Broglia, sindaco di Sant’Angelo in Pontano (1.361 abitanti) –. Le persone dovrebbero ad esempio fare la spesa per cucinare per chi? Le norme andrebbero bene per le grandi città, ma noi in 5 Comuni non arriviamo a 6mila abitanti. Noi sindaci, in prima linea, siamo portavoce di un forte disagio". "Non possiamo essere paragonati a Milano – afferma il collega di Caldarola Luca Maria Giuseppetti –. È una restrizione eccessiva per noi che, insieme a Belforte, Camporotondo, Cessapalombo e Serrapetrona, costituiamo un solo territorio, già di per sé poco popoloso". "Il problema principale – precisa il sindaco di Fiuminata Vincenzo Felicioli – è stato il divieto di spostamento in zona arancione, con difficoltà enormi a livello di servizi. Eppure la distanza con Pioraco è di 4 chilometri". Interviene anche il vicepresidente regionale Mirco Carloni. "Esprimo il totale disappunto della Regione per questo modo di procedere, senza alcun confronto, del governo – dichiara –. Non tiene conto che esistono centinaia di piccole realtà, con una popolazione spesso anziana che rischia di restare sola e isolata anche durante le festività. Si pensi a famiglie che vivono a pochi chilometri di distanza ma in Comuni diversi. Queste decisioni avranno una ricaduta sociale, soprattutto sulle fasce più fragili, ed economica. Eravamo già entrati in zona arancione ingiustamente – conclude –. Quando un governatore o addirittura tutta la conferenza fanno delle proposte congiunte, ragionevoli e calate sui territori, e puntualmente queste cadono nel vuoto, pare evidente che il parere delle Regioni, che rappresentano i cittadini, non interessi".
Lucia Gentili