
"E’ rriatu ‘u re!", "C’è u re!". Traduzioni dal dialetto: "E’ arrivato il re!", "C’è il re!". Queste esclamazioni divennero erompenti durante il caldo e sereno primo pomeriggio di novant’anni fa, nel centro storico di Cingoli. Il 25 agosto del 1932 giunse Vittorio Emanuele III che provocò una clamorosa sensazione. Ministro della Real Casa dal 1909 al 1939 fu il conte e diplomatico Alessandro Mattioli Pasqualini, cingolano, tenuto in particolare considerazione da Vittorio Emanuele III per l’eminente autorevolezza e le ammirate doti. Il conte Mattioli Pasqualini a sua maestà aveva spesso parlato di Cingoli, lasciando intendere che la città "Balcone delle Marche" avrebbe meritato una visita. E Vittorio Emanuele III, di ritorno in auto col suo seguito da una località tra la Romagna e le Marche, venne a Cingoli per poi proseguire verso Roma. In fretta e furia le autorità civili e religiose locali accorsero mentre il Re sostava davanti alla chiesa di San Domenico e sul sagrato della Collegiata di Sant’Esuperanzio dove fu salutato dall’allora vescovo Monalduzio Leopardi (nella foto) pronipote del grande poeta.
Gianfilippo Centanni