Recuperato il corpo di Daniele Il padre: "Uno strazio senza fine"

L’alpinista Catorci estratto dopo tre giorni dal crepaccio sul Gran Paradiso. Il dolore della famiglia Il 27enne di Camerino era precipitato per oltre trenta metri. La procura di Aosta ha aperto un fascicolo

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"In questo momento, posso solo testimoniare un abisso di dolore inimmaginabile". Non riesce ad aggiungere altro Andrea Catorci, padre di Daniele e professore universitario a Camerino, stravolto dal dolore, mentre stanno recuperando il corpo del figlio, precipitato, sabato all’alba, in un crepaccio profondo oltre 30 metri sulla parete nord del Gran Paradiso, in Valle d’Aosta. Ieri, terzo giorno di ricerche, alle 16.30, finalmente il corpo senza vita è stato tirato fuori. Era coperto da uno spesso strato di ghiaccio e neve, materiale che costituiva il ponte di neve che ha ceduto al peso degli alpinisti. Il corpo è stato poi portato a Courmayeur per le procedure di identificazione.

Sull’incidente mortale, come da prassi, è stata aperta un’indagine. Sono state delicate e complicatissime le operazioni di recupero, con i soccorritori che, pur calcolando i fattori di rischio e utilizzando tutti i dispositivi di protezione, hanno lavorato in condizioni di grave pericolo, mettendo a rischio anche la propria vita, operando, uno alla volta, in un crepaccio largo non più di mezzo metro. Il primo giorno, in tarda mattinata, si erano dovute interrompere le ricerche, condotte dal Soccorso alpino valdostano (Sav), guidato da Paolo Comune, e dal Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf), a causa delle temperature troppo alte, con conseguente possibilità di cedimenti. Così, domenica, si è ripreso l’intervento all’alba adottando la soluzione del pallone, una sorta di airbag, che si gonfia fino a due metri cubi di aria: neve e ghiaccio, in questo modo, cadono a lato della zona di lavoro, permettendo di mettere l’area delle operazioni in parziale sicurezza. Nonostante le difficoltà, i soccorritori sono andati avanti. "Lo dobbiamo alla famiglia di Daniele", hanno detto. Non riuscivano a vedere il ragazzo, ma sentivano che in quel punto c’era qualcosa, attraverso delle sonde. E ieri le operazioni sono riprese: nel pomeriggo, i ragazzi del Soccorso alpino hanno raggiunto ed estratto il corpo dal crepaccio. Catorci, al momento dell’incidente, era con il compagno di cordata, 28 anni, anche lui del Maceratese.

I due, sabato mattina, si erano fermati per prepararsi ad affrontare la parte più difficile della salita. Una piccola sosta, che a Daniele è costata la vita. Non sapevano di trovarsi sopra un ponte di neve, che improvvisamente ha ceduto ed è andato giù, tutto è accaduto in un secondo. Il compagno si è bruciato le mani con la corda, che li teneva legati l’uno all’altro, nel tentativo di trattenere l’amico. Ora, dopo l’identificazione e sbrigati gli atti formali, si attende il rientro della salma a Camerino. Catorci, laureato in chimica, svolgeva un dottorato a Trento, era scalatore e istruttore, innamorato della montagna.

Chiara Gabrielli

Lucia Gentili