Tamponi per 250 profughi ucraini L’Asur: positivo al Covid solo il 4%

Laici, direttrice dell’unità di prevenzione: finora quaranta vaccinazioni, ma potrebbero aumentare. E per i bambini scattano il piano di profilassi contro il morbillo e uno screening per la tubercolosi

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di Franco Veroli

Dal 5 marzo a oggi, sono 250 i profughi ucraini che si sono sottoposti al tampone negli ambulatori dell’Area Vasta 3 dell’Asur. Di questi, soltanto il 4%, una percentuale estremamente bassa, sono risultati positivi al Covid. C’è però da tenere conto che molti altri possono avere fatto il tampone in farmacia oppure nei laboratori privati. Di sicuro, il numero dei positivi non è elevato come si temeva. Nello stesso tempo, tra prime, seconde e terze dosi, le somministrazioni di vaccino sono state una quarantina. "Bisogna però specificare – afferma Franca Laici, direttrice dell’unità operativa complessa di prevenzione delle malattie infettive, coordinatrice dell’attività di vaccinazione anti Covid nell’Area Vasta 3 di Macerata – che molti altri vengono all’hub vaccinale per chiedere informazioni o, magari, chi ha fatto già una o due dosi di vaccino, per verificare i tempi delle successive somministrazioni". In altre parole, le vaccinazioni potrebbero aumentare. Nell’ambito dei piani di accoglienza coordinati dalle istituzioni, l’attenzione delle autorità sanitarie nei confronti dei profughi ucraini è molto alta. Questi, al loro ingresso in Italia, entro 48 ore devono sottoporsi al tampone per verificare l’eventuale positività al Covid-19. Nello stesso tempo, per cinque giorni, devono considerarsi in auto sorveglianza, vale a dire che devono indossare una mascherina Ffp2. Una volta che si sono registrati in questura, ricevono un codice fiscale temporaneo, grazie al quale hanno accesso ai servizi sanitari, a partire dal pediatra e dal medico di base, ma anche – secondo una logica mirata – sul fronte delle vaccinazioni. Una volta accertata la negatività al Covid, infatti, si consiglia comunque di sottoporsi alla vaccinazione anche se, a quanto pare, in pochi – almeno per ora – lo fanno. Ma c’è un ambito più specifico, cioè quello dei bambini. In questo caso, si offrono – ovviamente, se non li hanno già fatti – il vaccino contro difterite, tetano, pertosse e poliomelite e poi il vaccino combinato Mpr (contro morbillo, parotite, rosolia). Nello stesso tempo è contestualmente offerto lo screening per la tubercolosi. Il vaccino Mpr, in particolare, è piuttosto importante poiché nell’Europa dell’est il morbillo è ancora piuttosto presente ed è uno dei virus più contagiosi in circolazione. In ogni caso, la direttrice lungo la quale si muovono gli interventi in ambito sanitario è di garantire la massima sicurezza e la salute, con delle azioni volte a sensibilizzare gli esuli sull’importanza delle vaccinazioni e dei controlli, a tutela loro e dell’intera comunità che poi li accoglie.