"Tartufo tutto l’anno nelle Marche": il progetto parte dal Varnelli

Il direttore artistico Cristini: "Lanciamo a livello mondiale la ristorazione del Maceratese".

"Tartufo tutto l’anno nelle Marche": il progetto parte dal Varnelli

"Tartufo tutto l’anno nelle Marche": il progetto parte dal Varnelli

Internazionalizzazione? No, mondializzazione del tartufo. Ambizione legittima, realizzabile tramite l’attivazione del progetto "Tartufo tutto l’anno nelle Marche": questo il titolo della rassegna enogastronomica protagonista il tartufo nelle sue tipicità, presentata ieri a Cingoli, nell’alberghiero "Girolamo Varnelli" dalla Regione con Alberto Mazzini responsabile del progetto Atim e Giuseppe Cristini direttore artistico dell’iniziativa, dell’Accademia del tartufo nel mondo, coinvolgente regista dell’incontro. "Lanciamo a livello mondiale – ha spiegato Cristini – la ristorazione del Maceratese e delle Marche: tra mistero e realtà, magìa e cucina, i tartufi, autentiche e preziose ‘pepite’, sono uno dei simboli della gastro-marchigianità. Quest’anno la raccolta è partita bene, i prezzi sono abbordabili". Il progetto decolla dal Maceratese che per ambasciatori, accreditati da Paolo Paciaroni presidente dell’Associazione provinciale cuochi "Antonio Nebbia", ha cinque chef in attività nei rispettivi ristoranti: Michela Domizi ("La sella" di Pitino, S. Severino), Rodrigo Aleandri Staffolani ("Misidia", Ripe San Ginesio), Mirko Pezzanesi ("Il casolare dei segreti", San Lorenzo di Treia), Massimo Garofoli ("Mescola", Civitanova), Diego Ciciliani ("Lo smeraldo, Castreccioni di Cingoli) con la moglie Claudia che va a tartufi con la cagnolina Panna. Il quintetto ha preparato, col docente Marcello Stefano e gli allievi delle classi terza, quarta, quinta del "Varnelli", un sontuoso menu a base di tartufi. Dopo i saluti del sindaco Michele Vittori, presente anche Ubaldo Scuppa sindaco di Apiro, e della dirigente dell’istituto Antonella Canova, Cristini ha dato la parola a Luigi Gregori, emerito esperto del settore, già direttore del Centro sperimentale dei tartufi di Sant’Angelo in Vado. "Anziché tartufo – ha precisato Gregori – è meglio dire tartufi: nove sono le specie marchigiane, ognuna con caratteristiche organolettiche completamente diverse. E quanto alla biodiversità, è il territorio che fà la differenza: emblematico quello del Maceratese". Per Mazzini, l’inedito intento regionale ha molteplici scopi: "Stimolare il turismo con la propulsione dei tartufi, dopo i sisma e il Covid, propiziare un’intesa tra comuni, per la creazione d’una serie di progetti vocati alla destagionalizzazione: da marzo a novembre, all’insegna dei tartufi: poi tra festività e Carnevale siamo all’en plein". E nel ristorante dell’alberghiero, dopo le edificanti chiacchierate, il "Festival di Re tartufo" ha deliziato i palati.

Gianfilippo Centanni