LORENZA CELLINI
Cronaca

Tassa dei rifiuti: scatta il primo aumento

Nel 2025 le bollette rincareranno di un altro 8,38%. L’Ato 3 costretta a smaltirli fuori provincia con conseguente incremento dei costi

Tassa dei rifiuti: scatta il primo aumento

Tassa dei rifiuti: scatta il primo aumento

Votato in Consiglio comunale l’aumento della tassa dei rifiuti che nel 2024 peserà per l’8,38% in più sulla bolletta dei civitanovesi. Le cartelle che il Comune emetterà dovranno portare nelle casse 8.905.000 euro perché tanto è il costo annuale del servizio di raccolta e smaltimento che per il 55% graverà sulle utenze domestiche e per il 45% sul resto degli utenti. Il rincaro è stato votato dalla maggioranza e con il parere contrario delle opposizioni. Si tratta di una prima tranches di aumento perché Civitanova dovrà raggiungere un rincaro del 18% in due anni e anche nel 2025 ci sarà un analogo ritocco alle tariffe Tari. Polemica tra centrodestra e centrosinistra sulla politica degli aumenti, principalmente determinata dal fatto che in sede di Ato 3 l’assemblea dei sindaci non ha individuato il nuovo sito per la discarica provinciale e questo comporta la necessità di smaltire rifiuti fuori dal Maceratese, con costi più alti che ricadono sulla bolletta. Francesco Micucci (Pd) ha attaccato l’assessore al Bilancio, Claudio Morresi, e il centrodestra (che governa la gran parte dei comuni nel Maceratese) addossandogli la responsabilità delle mancate decisioni sulla discarica. Silvia Squadroni (Siamo Civitanova) e Mirella Paglialunga (Per Civitanova) hanno chiesto il dettaglio del piano finanziario sulla base del quale è stata calcolata la tariffa e sui costi propri del Comune non direttamente collegati alla raccolta e allo smaltimento, ma caricati in bolletta. Per esempio le spese del personale comunale che si occupa di ambiente e della partecipata Civitas. "Stiamo forse parlando di una cifra che balla intorno a 1.300.000 euro" ha sottolineato Squadroni. Dibattito acceso anche sui dati della differenziata annua che a Civitanova anche nel 2023 si è fermata sotto il 72% e che marca un andamento da stagnazione.