Truffa sui bonus a Macerata: 7 arresti. Ecco tutti i beni sequestrati

In carcere un imprenditore edile tolentinate e un architetto, ai domiciliari anche un ex commercialista. L’accusa: un’associazione a delinquere per gonfiare le fatture, incassati 2,5 milioni di fondi pubblici

Il colonnello Mengasini, il comandante Candido, il procuratore Narbone, il comandante Falco e il tenente Mascolo (Calavita)

Il colonnello Mengasini, il comandante Candido, il procuratore Narbone, il comandante Falco e il tenente Mascolo (Calavita)

Macerata, 9 febbraio 2023 – Due persone in carcere e cinque ai domiciliari, con l’accusa di aver messo in piedi una maxi truffa con il superbonus del 110 per cento. Sotto sequestro sono finiti gioielli, orologi, terreni, appartamenti e auto, il provento della maxi frode messa in piedi dal gruppo: oltre due milioni e mezzo di euro di soldi pubblici sarebbero stati incassati, gonfiando le fatture dei lavori ai condomini. Dalle prime ore di martedì, con una indagine coordinata carabinieri e finanzieri hanno arrestato l’imprenditore edile tolentinate Marcel Mati, arrestato appena atterrato a Falconara, e l’architetto Pier Luigi Lunghi, di Martinsicuro.

Ai domiciliari con il braccialetto elettronico a Tolentino sono finiti la madre, la moglie e la sorella di Mati, Shpresa, Marside e Alba Mati, e poi Giuseppe Ruiti Spurio, consulente del lavoro; un ex commercialista cancellato dall’albo, Carlo Pisciotta, è ai domiciliari a Civitanova.

Sono accusati di associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio. Le indagini, iniziate dai carabinieri nel 2019 e dai finanzieri pochi mesi dopo, sono state illustrate ieri dal procuratore Giovanni Fabrizio Narbone, dai comandanti provinciali di Arma e Finanza, i colonnelli Nicola Candido e Ferdinando Falco, dai comandanti del Reparto operativo, colonnello Massimiliano Mengasini, e della Tenenza di Camerino, il tenente Elia Mascolo. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo sono partite dal sospetto di una estorsione ai danni di due ditte abruzzesi. "Queste – ha spiegato il colonnello Mengasini – avevano rilevato all’asta due imprese fallite, ma arrivate al cantiere a Potenza Picena a cui stavano lavorando avevano trovato Marsel Mati, che sosteneva di aver fatto dei lavori e pretendeva 60mila euro per lasciare il cantiere. Così abbiamo iniziato a indagare".

Per la Finanza i controlli sono iniziati nel 2020 "da una evidente difformità tra quanto dichiarato e il tenore di vita della famiglia Mati – ha proseguito il colonnello Falco –. Abbiamo avviato dei controlli fiscali e abbiamo iniziato a sospettare le truffe sul superbonus".

I due filoni sono stati a quel punto coordinati dal sostituto procuratore Vincenzo Carusi, per ricostruire l’attività del gruppo con intercettazioni, appostamenti e indagini documentali. Sarebbe emerso che le società della famiglia Mati, Marma e Immobiliare Centro Italia, avrebbero svolto lavori su sette condomini ed edifici con ecobonus, sismabonus e 110 per cento, facendo però lievitare le fatture. Per fare questo, avrebbero avuto la complicità dell’ex commercialista e del consulente del lavoro, e dell’architetto Lunghi, che Marsel Mati avrebbe conosciuto tramite Salvatore Perricciolo: Mati e Perricciolo si sono conosciuti in carcere. Il gruppo avrebbe ottenuto 4,8 milioni di euro di crediti. Di questi ne avrebbero monetizzati due milioni e 277mila. In sei mesi, il gruppo avrebbe acquistato gioielli e Rolex per 340mila euro. Il giudice Giovanni Manzoni ha disposto le misure cautelari e i sequestri, eseguiti martedì su 10 fabbricati, 12 terreni, 4 aut o di lusso, orologi e gioielli, denaro contante e un assegno, per circa 30mila euro. Mati Marsel, formalmente operaio part time della Marma, è di fatto ritenuto il capo dell’organizzazione.