Turista inglese sequestrato a Monte San Giusto, tutti condannati. Pene fino a 8 anni

A Firenze la sentenza del processo con rito abbreviato per i quattro giovani: tre anni e tre mesi per la ragazza. Ora resta il presunto complice

 Sam Demilecamps

Sam Demilecamps

Macerata, 6 dicembre 2022 - Tutti condannati, a pene dagli otto ai tre anni, i quattro giovani accusati di aver sequestrato un turista inglese per costringerlo a pagare settemila euro. Si è chiuso così, ieri pomeriggio a Firenze, il processo su quanto avvenne a Monte San Giusto nell’ottobre dell’anno scorso, quando i carabinieri di Macerata fecero irruzione in un appartamento e liberarono Sam Demilecamps, 26enne inglese. Accusati di di sequestro di persona a scopo di estorsione, con il rito abbreviato ieri sono stati condannati Ahmed Rajraji a otto anni di reclusione, Dona Conte e Rubens Beliga Gnaga a cinque anni e due mesi, e Aurora Carpani a tre anni e tre mesi di reclusione.

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 Sam Demilecamps
Sam Demilecamps

Processo ordinario invece per l’ultimo presunto complice della comitiva, Shuayb Athimni. Pene pesanti, ma comunque più miti di quelle chieste dalla procura, che oscillavano tra i dieci e gli otto anni di carcere. Le indagini erano partite grazie alle richieste di aiuto di Demilecamps, che ad amici e parenti aveva chiesto di mandargli dei soldi: "Devo dei soldi a persone molto pericolose. É questione di vita o di morte. Se non rimedio settemila euro, domani sarò morto". La famiglia si era rivolta alla polizia inglese, e da Londra la segnalazione era arrivata ai carabinieri di Macerata.

I militari avevano localizzato il nascondiglio del giovane, in un appartamento di Monte San Giusto dove abitava, spesso da solo, il 19enne Gnaga. E lì infatti avevano trovato Demilecamps, tenuto in ostaggio dallo stesso Gnaga e dai tre amici di Montegranaro. L’inglese aveva spiegato di aver fatto una lunga vacanza attraverso l’Italia. Arrivato nelle Marche, in agosto, aveva iniziato a frequentare un giovane, il 21enne Shuayb Athimni, e con lui aveva conosciuto gli altri. Per alcune settimane si erano divertiti tutti insieme, poi Demilecamps aveva ripreso il suo tour. Ma a ottobre, Athimni lo aveva richiamato chiedendo di incontrarsi ancora, a Firenze, dove si trovava l’inglese. All’appuntamento, però, sarebbero arrivati anche gli altri, che avrebbero tramortito Demilecamps di botte, colpi di pistola a impulsi elettrici, spray al peperoncino e sedativi, e caricato su un’auto, mentre Athimni andava nella sua stanza in albergo prendendo la borsa con soldi e gioielli. Il turista era stato portato a Monte San Giusto e chiuso in casa: se voleva essere liberato, doveva pagare settemila euro.

Su di lui sarebbe stata usata anche una pistola a impulsi elettrici. All’arrivo dei carabinieri, il ragazzo aveva ecchimosi ed era piuttosto provato. Ma gli arrestati hanno sempre negato tutto. Secondo loro, l’inglese aveva un debito per motivi di droga con la comitiva. Non avendo denaro sufficiente per saldare i conti, sarebbe stato lui stesso a suggerire di architettare un finto sequestro. Nessuno gli avrebbe mai fatto del male. Questa ricostruzione non è risultata convincente. Ieri, in udienza preliminare con il rito abbreviato, Rajraji ha dato una versione ulteriore, parlando di rapporti di lavoro.

Ma la procura ha chiesto la condanna a dieci anni per Rajraji, a 9 anni per Conte e Gnaga e a otto anni e mezzo per Carpani. Gli avvocati difensori Umberto Gramenzi, Vando Scheggia, Levino Cinalli e Camillo Franceschini hanno insistito sulle contraddizioni nella versione dell’inglese, e hanno insistito sul fatto che i ragazzi volessero solo riavere quanto anticipato a Demilecamps. Alla fine, il giudice Federico Zampaoli ha condannato Rajraji, Gnaga e Conte per il sequestro, le lesioni e l’uso del taser. Carpani è stata condannata solo per il sequestro. Demilecamps, parte civile al processo, aveva chiesto un risarcimento, ma il giudice ha disposto che sia stabilito in sede civile. Per le motivazioni della sentenza ci vorranno tre mesi. In base a quelle, si valuterà l ’appello. Tutti gli imputati sono ancora ai domiciliari, con il braccialetto elettronico, ma ora i difensori chiederanno la revoca della misura cautelare.