Alluvione nelle Marche, nella sala operativa la scatola nera non funzionava da mesi

L'inchiesta: mancano le registrazioni delle telefonate di soccorso. "Sistema in tilt da aprile". Castelleone di Suasa e Barbara fuori dalle aree a rischio alluvioni

Ancona, 22 settembre 2022 - Rotto da cinque mesi e nessuno se ne era accorto. Non funzionava il sistema di registrazione delle chiamate di emergenza alla sala operativa unificata permanente (Soup), quella che fa capo alla Protezione civile regionale. Se l’operatore di turno chiamava per avvisare referenti su territorio o anche semplicemente il funzionario reperibile, oppure riceveva chiamate da cittadini o altri, il sistema doveva entrare in funzione per avere così una sorta di "scatola nera" in grado di documentare tutto.

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Ma la "scatola nera" non c’è, o meglio: è vuota. La cercavano i carabinieri, andati fin da sabato negli uffici dove la Soup ha sede, attaccati alla Regione, per acquisire quei nastri registrati, ma hanno scoperto che il sistema non funzionava da aprile. Dagli uffici preposti lo hanno appreso così, direttamente dai militari. Per risalire ora alle conversazioni intercorse tra chi chiamava il numero verde, semplici cittadini o autorità, per chiedere soccorso, aiuti, o semplicemente per avvisare che stava arrivando il finimondo, i carabinieri del nucleo Investigativo e i forestali hanno chiesto i tabulati alle compagnie telefoniche in moda da rintracciare tutti i numeri che hanno chiamato il centralino quella sera e quella notte, ma anche tutte le chiamate fatte in uscit a per quella stessa linea.

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Chiamando tutte quelle persone si potrà avere un quadro preciso di quello che stava avvenendo. Dai primi accertamenti e dalla documentazione acquisita sempre alla Soup e da quella a cui i carabinieri hanno avuto accesso da remoto semplicemente consultando piani e siti sulla rete, emerge anche un altro particolare. La zona di Barabara e Castelleone di Suasa, dove la piena del fiume ha strappato dalle mani della madre il piccolo Mattia Luconi, di otto anni, ancora tra i dispersi, e portato via Noemi Bartolucci (poi trovata morta) e sua madre Brunella Chiù (ancora dispersa), non rientrano tra quelle a rischio idrogeologico, cioè di esondazioni o frane.

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Il piano di assetto idrogeologico è aggiornato a maggio ed elaborato dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, un ente pubblico non economico dove il segretario generale è nominato su proposta del ministro dell’ambiente. La domanda è: c’era l’obbligo giuridico di avvisare sindaci e popolazione, e quale ente avrebbe dovuto farlo? I carabinieri hanno sentito le testimonianze dei primi parenti delle vittime e dei dispersi, la mamma di Mattia e il fratello di Noemi Bartolucci, Simone, oltre ad alcuni componenti della Protezione civile. A non aver funzionato la sera e la notte dell’alluvione sono stati anche gli idrometri lungo i fiumi Misa e Nevola, a Pianello d’Ostra e a Corinaldo, come già anticipato ieri.

Non riuscirono a registrare l’arrivo dell’ondata di piena perché furono spazzati via o sommersi dall’acqua e dal fango. I dati non furono quindi inviati alla sala operativa della Protezione civile per l’attivazione delle relative allerte. Il fascicolo aperto dalla Procura dorica è ancora contro ignoti, per inondazione colposa e omicidio colposo plurimo.