Terremoto, le Marche tremano di nuovo. Il sismologo: "La faglia si muove, non è finita"

Epicentro una trentina di chilometri al largo di Fano, terremoto avvertito soprattutto ad Ancona. Il sismologo: "Evento causato dalla placca appenninica. Il rischio si riduce con la prevenzione"

Scossa di terremoto sulla costa marchigiana: 3.9 di magnitudo

Scossa di terremoto sulla costa marchigiana: 3.9 di magnitudo

Pesaro, 9 settembre 2023 – È successo di nuovo, a pochi mesi (era novembre 2022) dalla scossa, allora ancora più forte, che fece tremare i muri delle case e i cuori della gente.

Stessa fetta delle Marche, a nord di Ancona. "La zona tra Fano e Pesaro sarà sempre soggetta agli effetti del movimento dell’ampia faglia sotto il mare Adriatico, con una pericolosità sismica che oscilla tra 5,5 e 6 gradi della scala Richter. Dunque dobbiamo agire sulla prevenzione, per ridurre il rischio che le scosse possono rappresentare per gli edifici e gli insediamenti umani", spiega il sismologo Emanuele Tondi.

Ieri la magnitudo è stata del 3,9. La terra ha tremato alle 16.36, al largo della costa anconetana, a 6 chilometri di profondità. La scossa è stata chiaramente percepita ad Ancona, con mobili che hanno tremato e lampadari in lieve oscillazione, ma non si segnalano danni o disagi a persone, mentre a Fano e Pesaro la percezione dell’evento tellurico è stata minore. L’epicentro è stato individuato 30 chilometri a est di Fano e 37 chilometri a nord est di Ancona, più o meno nella zona in cui, il 9 novembre 2022, si verificarono i due eventi tellurici di magnitudo 5.5 e 5.2 che causarono danni e sfollati tra l’Anconetano e il Pesarese.

Si tratta di una parte della stessa faglia che provocò il sisma nel 2022 – dice Tondi – che possiamo definire un ‘after shock’ dei terremoti più importanti. In questo caso è una faglia inversa, con componente trascorrente. In parole semplici, è una sotto struttura appenninica che cresce, provocando movimenti tellurici che si propagano sulla costa e, in alcuni casi, fino all’entroterra". Il sismologo spiega che gli Appennini si prolungano anche nel fondale dell’Adriatico, presentando una struttura simile per morfologia a quella sulla terra ferma, e che lo scivolamento delle faglie può avere effetti più gravi se entrano in gioco quelle più vicine alla costa. "In questo caso il fenomeno è stato provocato da una faglia minore, cosiddetta ‘di trasferimento’, ovvero una di quelle che collegano le faglie di dimensioni maggiori". Tondi ribadisce che i fenomeni sismici nelle Marche sono ormai noti e possono replicarsi, come avvenne nel 1930 al largo della costa di Senigallia, quando una scossa di magnitudo 5.8 provocò il crollo di alcune centinaia di edifici e 18 vittime, di cui 14 a Senigallia e 4 ad Ancona. Il sismologo non vuole creare allarmismi, ma sollecita una solerte e attenta prevenzione, unica arma di difesa contro i terremoti. Si pensi al Giappone, dove i catastrofici terremoti non riescono ad abbattere gli edifici costruiti con i moderni sistemi anti sismici. Aggiunte Tondi: "È dovere dei cittadini, se nutrono dubbi sulla resistenza degli edifici dove abitano, affidarsi alla consulenza di un ingegnere e un geologo, professionisti che lavorano in sinergia e possono valutare le singole situazioni per adottare gli accorgimenti più opportuni, riguardo la stabilità e la resistenza ai terremoti delle costruzioni. Se preveniamo i terremoti in questa prospettiva, soprattutto sviluppando una maggiore consapevolezza del rischio, non dobbiamo temere le conseguenze".

Dallo scorso 9 novembre, dopo le fortissime scosse registrate alle 7.07 e 7.08, seguite quattro minuti dopo da un’altra scossa di 4.0, non è mai cessata la scia sismica: il terremoto allora causò ingenti danni a edifici privati e pubblici in provincia di Ancona e Pesaro, con circa 500 persone che erano rimaste fuori casa. In dieci mesi si sono registrate altre due scosse di 4.2 e 4.0, rispettivamente il 10 e 20 novembre, e poi altre sopra la magnitudo 3.0, tra le quali una di 3.9 l’8 dicembre scorso, fino a quella di ieri di magnitudo di 3.9.