
Addio a Bizzini, imprenditore e collezionista
La notizia della sua scomparsa è arrivata soltanto ieri, nonostante il Cavalier Giacomo Bizzini fosse un imprenditore molto conosciuto a Vignola. Se n’è andato a 79 anni nel silenzio più assoluto ormai quasi un mese fa. Bizzini per molti anni, a Modena e non solo, è stato un protagonista discusso dell’imprenditoria italiana fino al crac della sua azienda, il gruppo tessile Nadini di Vignola. L’imprenditore, peraltro, è stato anche un notissimo collezionista proprietario di opere d’arte sia antica sia moderna prestate per anni a numerose mostre e poi andate in asta a più riprese presso la Casa Porro di Milano dove si sono registrate vendite milionarie. Per molto tempo, fino all’inizio degli anni Duemila, la Nadini di Bizzini e della moglie è stata una azienda "gioiello" che lavorava per i principali stilisti italiani, da Ungaro e Ferrè fino a Fendi. In quell’anno, infatti, un migliaio di dipendenti dei laboratori artigiani che lavoravano per lui in Emilia e nelle Marche lamentarono di non ricevere più lo stipendi: si scoprì allora che l’azienda vignolese aveva debiti per 200 miliardi di lire e due anni dopo si arrivò al concordato fallimentare con 230 dipendenti dei quattro stabilimenti di Vignola che persero il posto. Nel corso degli anni ci furono poi i processi e nel 2013 per Bizzini si aprirono le porte del carcere di Sant’Anna: vi rimase per sette mesi prima di essere affidato ai servizi sociali e da allora se ne erano perse le tracce. Il personaggio è vissuto dunque tra luci e tante ombre, basti pensare che negli anni ’90 fornì gratuitamente all’Alitalia le divise per 3800 hostess in cambio della pubblicità offerta dalla allora compagnia aerea di Stato. Bizzini è stato anche, come detto, un collezionista d’arte, come ricorda Alessandro Morandotti nel volume "Il canto delle sirene" e come oggi ricostruisce lo storico dell’arte Leonardo Piccinini che l’ha conosciuto. "Di Bizzini – spiega – sono sempre rimasto stupito per la capacità di raccogliere opere d’arte di assoluta qualità, dipinti bellissimi come l’Ortolana di Guercino, ma anche di Mattia Preti, di Giovanni Lanfranco, di numerosi altri artisti noti. La sua casa pareva una pinacoteca. Quest’uomo è stato sull’altare e poi nella polvere quando finì il sostegno che le banche gli avevano assicurato per anni".
Stefano Luppi