
di Leo Turrini
Raramente ho conosciuto una bella persona come Romolo Tavoni, spentosi ieri a 94 anni.
È stato un grande italiano e un grande modenese. Soprattutto, senza di lui la Ferrari non sarebbe diventata quello che è.
Mi spiego. Romolo, classe 1926, veniva da Casinalbo e sin da ragazzo aveva respirato l’aria dei tubi di scarico.
Amava le macchine e i motori ed era incantato dalla figura mitica del Drake.
Di Enzo Ferrari, il giovane Tavoni fu strettissimo collaboratore. Dal 1950 al 1961, il periodo all’origine della leggenda del Cavallino, Romolo occupò ruoli prestigiosi.
Fu segretario di Enzo e svolse le mansioni di direttore sportivo della Scuderia. Fu vicinissimo al Commendatore nei giorni bui della tragedia del primogenito Dino, ucciso da un male incurabile nel 1956.
Tavoni aveva passione e la manifestava senza ipocrisie. Si separò da Ferrari all’alba degli anni Sessanta, quando gli parve non più sopportabile l’interferenza della signora Laura, la moglie del Drake, nella gestione del reparto corse.
Ciò nonostante, nella sua esistenza lunga e meravigliosa, Romolo rimase sempre ferrarista nell’anima. Fece tante altre cose, fu direttore dell’Autodromo di Monza.
Incontrarlo era sempre una gioia. Ho con lui un debito di gratitudine enorme: per l’amicizia che mi ha concesso. Un abbraccio alla famiglia.