"Alessandro finito in una setta? È possibile"

Lorita Tinelli, psicologa ed esperta del fenomeno commenta la vicenda del giovane sassolese scomparso: "Gli elementi ci sono"

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di Gianpaolo Annese

"Con la pandemia le richieste di aiuto che riceviamo sono aumentate, ormai siamo nell’ordine dei 5-6 casi al giorno". L’inquietante ipotesi che i due ragazzi emiliani scomparsi, Alessandro Venturelli (il 21enne sparito da Sassuolo più di tre mesi fa) e Stefano Barilli (23enne di Piacenza), siano finiti nella rete delle psico-sette come paventano i genitori, viene presa seriamente in considerazione anche dalla dottoressa Lorita Tinelli, psicologa e presidente del Cesap, il Centro studi abusi psicologici, tra le massime esperte nazionali del fenomeno.

Dottoressa Tinelli, intanto cos’è una psico-setta?

"Si tratta di gruppi chiusi, a carattere spirituale ma non necessariamente religioso, che si riuniscono attorno a leader o ad alcuni leader e che si fonda su una forte ideologia. Proliferano manipolando i componenti e mirano al denaro o al sesso".

Quante sono attualmente le psico-sette in Italia e quante le persone che cadono nella rete?

"È molto difficile fare una stima perché spesso questi gruppi cambiano nome per non farsi individuare. Possiamo dire che siamo nell’ordine delle 500, ma è una quota sottostimata. Quanto alle persone che vi fanno parte il calcolo è ancora più difficile perché in molti escono da una sette ed entrano in un’altra, comunque parliamo di migliaia di persone".

Ritiene che i casi di Venturelli e Barilli possano rientrare in questa casistica?

"Non conosco direttamente la loro storia, ma da quello che ho letto ci sono tutte le probabilità. Le letture sul potenziamento del cervello di cui parla una delle mamme, l’idea di impegnarsi in un progetto economico, la frase ‘devo crescere’, i vestiti uguali (ammesso che quella foto pubblicata in questi giorni ritragga davvero loro), rimandano alla concreta possibilità che possano essere entrati in contatto con uno di questi gruppi".

Come fanno ad agganciare le loro ‘vittime’?

"Con la pandemia il tempo passato in casa davanti al computer aumenta. Crescono le fragilità soprattutto della fascia giovanile trai 19 e i 30 anni quando il futuro è ancora un’incognita, diventa più facile imbattersi in santoni, guru, sedicenti coach che agiscono sulla parte emotiva del cervello, solleticano il pensiero magico con slogan come ‘Fai eruttare il vulcano che è in te’, ‘potenzia il tuo cervello’. Abbiamo conosciuto il caso di un ragazzo che ha aderito a un programma ‘sette esami in sette giorni’, ha pagato un master da 20mila euro e ha lasciato l’università: anche quando i conti correnti vengono chiusi chi viene manipolato trova sempre il modo di recuperare il denaro".

Queste sette chiedono alla preda esplicitamente di allontanarsi dalla famiglia?

"Non esplicitamente. Manipolano la vittima fino a farle credere che per crescere deve tagliare i legami con famiglia e amici".

Ma una volta fuggiti di casa come si sostengono?

"In un caso abbiamo scoperto che un ragazzo era finito a fare il domestico di uno dei santoni con cui era entrato in contatto. Svolgono i lavori che la psico-setta chiede di fare, il tornaconto c’è sempre ed è di tipo materiale".

In Italia il fenomeno è contrastato dalle istituzioni?

"Nonostante una direttiva del Consiglio europeo raccomandi di farlo, l’Italia non ha mai posto la giusta attenzione, né esistono osservatori che attivino politiche preventive. Non c’è una legge sulla manipolazione che consenta di perseguire questi reati".