Alice Neri, l’alibi di ferro del terzo uomo: “Quella notte ero a casa”

Collloquio con gli inquirenti, non è mai stato iscritto nel registro degli indagati. “Ho cancellato le chat con lei perché non volevo le vedesse mia moglie”

Modena, 27 aprile 2023 – “Perché ho cancellato le chat con Alice Neri? Non volevo le vedesse mia moglie. Perché il mio telefono quella notte risultava spento? Spesso ci giocano i miei figli, ricordo di averlo caricato la mattina ma effettivamente la notte non lo spengo mai. Perché ho chiesto il cambio delle tute da lavoro? Erano molto sporche, si sarebbe rovinata la lavatrice di casa. Con Alice avevo detto che la relazione non poteva continuare ma che avrei voluto sempre vederla con il sorriso".

Alice Neri, uccisa lo scorso 18 novembre
Alice Neri, uccisa lo scorso 18 novembre

E’ così che il terzo uomo si è difeso davanti agli inquirenti, fornendo quindi un alibi che, secondo il giudice, ‘regge’. Parliamo del collega di Alice Neri: la giovane mamma di Ravarino, nel Modenese, barbaramente uccisa lo scorso 18 novembre nelle campagne di Fossa di Concordia che mai è stato iscritto nel registro degli indagati ma che – per diversi motivi – aveva fatto comunque parlare di sé. Gli avvocati degli altri indagati, tra cui l’ex pm Antonio Ingroia, che rappresenta il marito della vittima, avevano chiesto che l’incidente probatorio fosse esteso anche alle tute da lavoro del terzo uomo appunto, ma la richiesta è stata rigettata.

“Non ricordo se quella mattina, il 17 novembre, mi sono incontrato con Alice – ha detto ancora il collega – Mi sono svegliato presto come sempre e avviato verso Cavezzo per andare al lavoro. Forse mi sono fermato a San Prospero per fare colazione: era diventata un’abitudine, con o senza Alice. Non ricordo se era con me quel giorno: a volte lei entrava al lavoro alle 8 e i nostri orari non combaciavano. La sera? Alice mi mandò una sua foto come aveva fatto anche durante la giornata, ma la sera sono tornato a casa, dove sono rimasto tutto il tempo, fino al mattino seguente".

Gli inquirenti hanno acquisito la cronologia delle posizioni di Google riferibili al terzo uomo e l’analisi incrociata dei dati relativi alla notte tra il 17 e il 18 novembre avrebbero confermato come il collega della vittima fosse a casa. Eppure dagli atti emerge un ‘buco’ nel tabulato tra le ore 20:53 del 17 novembre e le 05:04 del 18. A quell’ora, quindi, il telefono era quasi certamente spento o disconnesso dalla rete dati. "Sono andata a dormire presto – ha affermato la moglie dell’uomo – non l’ho sentito venire a letto".

Secondo la localizzazione, il terzo uomo esce di casa alle 5:26 e si dirige verso Cavezzo. Dalle 5.40 alle 6.03 l’uomo risulta al Bar Motta dello stesso paese della Bassa. L’auto di Alice, contestualmente, viene rilevata in movimento per l’ultima volta alle ore 05:15 del 18, quando imbocca via Mazzalupi di Concordia, verosimilmente in direzione del luogo in cui sarà poi rinvenuta carbonizzata con all’interno il cadavere della donna. Secondo gli inquirenti, quindi, Alice sarebbe morta a quell’ora o prima, per poi essere trasportata sul luogo del ritrovamento. In carcere per l’omicidio c’è sempre Mohamed Gaaloul.