"Anche i volontari hanno paura: sosteneteli"

Il presidente nazionale della Croce Rossa, Francesco Rocca, visita la sede di Modena: "È una sfida nuova e siamo esseri umani"

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"E’ un momento difficilissimo, per tutti noi. Come Croce Rossa già stiamo lavorando alla seconda linea dell’emergenza: quella sociale. Abbiamo iniziato col pronto farmaco, la distribuzione alimentare e sappiamo che questo sarà un impegno che durerà tanto perché tante famiglie hanno molte difficoltà: la solitudine, soprattutto tra gli anziani, fa male e deve essere una nostra priorità".

Ieri mattina il presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, avvocato Francesco Rocca, di ritorno dalla Lombardia e da Piacenza, dove ha avuto modo di visitare la zona di contenimento è venuto a Modena dove, oltre a ringraziare lo sforzo inedito, mai sperimentato prima di tutti i volontari e operatori della sanità ha fatto il punto sull’emergenza in corso che investe tutta la struttura della Croce Rossa Italiana.

Com’è la situazione presidente?

"Mai come in questo momento è importante che per ciascun volontario ci sia sostegno. E’ una sfida nuova, siamo esseri umani: il timore che accompagna ciascuno di noi c’è. L’abbraccio anche se solo virtuale l’ho sentito doveroso. L’Emilia Romagna, come il Veneto, la Lombardia sono tra le Regioni, insieme a Marche e Piemonte che hanno avuto un picco importante e ho sentito la necessità di passare a fare un saluto per dire che tutta la Croce Rossa Italiana è orgogliosa di quello che stanno facendo".

Ci sono differenze tra Emilia Romagna, che è la seconda per contagi e le altre regioni?

"Lo spirito tra gli operatori è lo stesso: sono partito da Bergamo che vive la sfida più grande e ho trovato un volontariato e dipendenti altamente preparati e motivati. La formazione è quella che sta facendo la differenza anche sotto il profilo della motivazione. Non sono mai stato così orgoglioso di essere il presidente nazionale anche perchè la situazione è qualcosa di estremamente impegnativo e, come ho detto a tutti i volontari, i nostri dipendenti: se non ora, quando. Questo è il momento per cui siamo nati, per cui esistiamo".

Gli operatori della sanità stanno pagando un prezzo molto alto…

"E’ un grandissimo dolore: nelle guerre ci sono i soldati. In questa guerra figurata i nostri soldati sono gli operatori della sanità. Anche noi stiamo pagando il nostro prezzo ed è qualcosa che dobbiamo elaborare ogni giorno. Cosa manca? L’abbraccio. Siamo abituati ad elaborare con la fisicità che in questo momento ci è stata tolta. Una volontaria a Codogno aveva perso la mamma alla mattina ma era al lavoro: in quel momento era l’unico modo di poter condividere anche attraverso lo sguardo il suo dolore. E’ una sfida difficile".

Quale sforzo servirebbe per passare ad un contrattacco?

"Fare di più? Non lo so se si può fare ma ci stiamo preparando per la seconda linea che sta avanzando: quella sociale appunto. C’è un lavoro nascosto che sta aumentando che è quello dell’assistenza alle famiglie; a chi è isolato e non arriva alla fine del mese. L’Italia in alcune parti vive ai margini; di precariato, di piccoli lavori. Questa è l’altra sfida: non dobbiamo morire di Covid ma neppure consentire che qualcuno muoia di fame. E’ il tempo della responsabilità. Significa essere consapevoli: il mio gesto positivo o negativo può avere conseguenze sulla vita degli altri. E’ un punto fermo, un pilastro".